La vittoria di ieri pomeriggio ha tolto, definitivamente, l'ultima scimmia rimasta sul groppone di Inzaghi, che può finalmente essere definito una scommessa vincente a tutti gli effetti. Non che il suo lavoro fin qui fosse stato negativo, ma le zero vittorie contro una delle sette “sorelle” lasciava un po' l'amaro in bocca, considerando anche il modo in cui la vittoria non arrivava. 

INIZIO - Bilancio quindi positivo quello di Inzaghi, accolto inizialmente con scetticismo da molti tifosi interisti, mossi perlopiù dalla delusione dell'addio di Conte e dalle scelte societarie non in linea con le loro ambizioni. Simone però fin da subito di è calato nella realtà interista, dimostrando intelligenza non solo sul campo ma anche nella comunicazione. Entusiasta forse per la grande opportunità di allenare una big, ha sempre mantenuto un profilo alto e ambizioso, anche quando ad uno ad uno gli venivano ceduti i migliori giocatori. Lui per primo non si è arreso all'idea dell'anno di transizione, trasmettendo partita dopo partita questo spirito ai giocatori prima e ai tifosi dopo. 

GIOCO - Spirito sostenuto anche dal gioco che ha dato a questa squadra. Scegliere Inzaghi, in società, significava soprattutto dare continuità ad una base tattica, per non disperdere quanto costruito con la vittoria dello scudetto. Ma Simone è riuscito, spesso anche costretto dalle caratteristiche diverse di alcuni giocatori, ad aggiungere le sue idee senza stravolgere troppo, dando piano piano sicurezza a tutti. Emblematica è la crescita di Dimarco, arrivato addirittura in Nazionale, che da braccetto nei tre di difesa spesso e volentieri ha spaccato le partite.  Mai la sua Inter è uscita dal campo sottomessa o dominata, anche nelle sconfitte o nei pareggi ha sempre dato l'impressione di poterla vincere. Da apprezzare anche la capacità di analizzare i problemi e provare a risolverli, come fatto con la questione gol subiti. Dopo la gara con la Lazio, infatti, è intervenuto tatticamente per dare più equilibrio senza rinunciare alla mole di gioco, trovando subito ottimi risultati: solo 4 gol subiti, tutti da calci piazzati.

 DIFETTI - Il meno quattro dalla vetta è più un merito di Napoli e Milan che un demerito dell'Inter, che pure ha lasciato dei punti per strada in maniera abbastanza ingenua, dimostrando di non essere ancora una squadra matura e in grado di gestirsi nei 90'. Forse è proprio questo il passo in più che l'Inter deve imparare a fare, il sapersi gestire fino al triplice fischio, evitando i finali sciagurati visti contro Napoli, Milan e Lazio. Crescita che dovrà fare inevitabilmente anche Inzaghi, bravo nel preparare le partite ma spesso in difficoltà nella gestione dei cambi. Difficoltà nate anche dalle letture non sempre lucide delle gare e da certe paure che in una big come l'Inter si devono gestire, come quella dei giocatori ammoniti. 

Solo il futuro dirà se la storia di Inzaghi all'Inter sarà ricordata in eterno ma, dato il momento storico della società nerazzurra, di sicuro sarà ricordato come una la “Grande Scommessa” vincente. 

Fabio di Iasio 


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