La nuova consapevolezza dell'Inter di Inzaghi nelle partite di Champions si può facilmente notare dalle formazioni utilizzate in queste quattro giornate: solo una volta, contro il Benfica, è sceso il campo l'11 titolare, quantomeno nelle idee del tecnico.

Aspetto che può indicare tante cose, punta maggiormente al campionato? Vuole sfruttare la rosa a disposizione a seconda dell'avversario che affronta? Di certo questi cambiamenti dei titolari fanno pensare ad una gestione del gruppo migliorata rispetto all'anno scorso.

Addirittura Inzaghi schiera Bisseck dall'inizio a seguito dei dubbi fisici su Dumfries e panchina Lautaro, Barella e Dimarco. Scelte comunque rischiose vista la necessità di vincere per blindare il passaggio agli ottavi in un campo difficile e contro una squadra che ha messo in difficoltà la Beneamata anche a Milano.

Gli austriaci abbandonano di nuovo il loro 4312 per affrontare al meglio l'ampiezza interista riproponendo il 4231 visto all'andata, con Konaté titolare nell'inedita posizione sulla trequarti.

Le formazioni ufficiali.

L'inizio della partita ricorda un po' quello vissuto contro l'Atalanta, ovvero una squadra che pressa forte e costringe i Nerazzurri a rinunciare al possesso più volte lanciando la palla senza particolari pretese.

Come contro i bergamaschi c'è un dato abbastanza significativo: 17 palloni persi nel primo terzo di campo nella prima mezz'ora a fronte dei loro 6.

Il pressing era molto alto, con Konaté accoppiato a Calha, le ali ai braccetti, Simic ad Acerbi ed i terzini sui quinti.

Altra similitudine dell'ultima partita di campionato è la posizione di Calhanoglu in costruzione, integrato nella linea difensiva molto più spesso del solito come anche sottolineato da Inzaghi nel post partita, con Mkhitaryan in supporto ed i braccetti larghi.

Soluzione che ormai possiamo definire una costante contro squadre che pressano a uomo.

Chi non era molto coinvolto nella fase di costruzione era sicuramente Frattesi, come prevedibile.

La passmap e le posizioni medie ci vengono incontro per spiegare i movimenti dei tre centrocampisti in fase di possesso.

Calha (20) molto basso come Mkhitaryan (22), Frattesi (16) utilizzato molto più come invasore, quasi sulla linea degli attaccanti.

Una tendenza, quella della mezzala ex Sassuolo, confermata anche guardando la mappa dei suoi passaggi riusciti.

Molti più passaggi fatti nella metà campo offensiva che nella propria.

Una volta consolidato il possesso lo si poteva trovare quasi sulla linea degli attaccanti ad attaccare la zona di rifinitura e favorire le salite di braccetto e quinto, quantomeno quando l'azione si svolgeva sul lato debole.

Questa difficoltà nell'uscita palla dal basso ha compromesso anche la prestazione degli attaccanti, che sono stati serviti poche volte e sempre in maniera “sporca”, Sanchez in particolare ha visto poco la palla e ha faticato ad entrare in partita: solo 3 passaggi riusciti nel primo tempo, su 4 tentati.

Dopo i primi 30 minuti l'Inter mette il muso fuori e lo stesso fa Bisseck, molto propositivo dopo una comprensibile timidezza all'esordio in Champions.

Una volta trovate le misure e la confidenza il tedesco si è sganciato tante volte in attacco facendo tante sovrapposizioni interne e provando anche una conclusione col piede debole.

Il braccetto destro si è dimostrato un giocatore che in fase di possesso può dare tanto in conduzione per risalire il campo, con doti di passaggio da non sottovalutare.

Una delle scorribande nella sua partita.

Il Salisburgo come abbiamo visto all'andata ha utilizzato i centrali molto larghi alzando i terzini in fase di costruzione.

Stavolta però Inzaghi non li ha fatti seguire dalle punte bensì dalle mezzali.

Le punte erano invece imputate di proteggere il centro del campo ed occupare le linee di passaggio verso i due mediani a supporto.

Mkhitaryan segue da lontano perché si stava abbassando l'ala, l'Inter lasciava il possesso ai centrali e non voleva scoprire il centro del campo.

Quando l'azione si svolgeva sulla fascia gli austriaci formavano delle catene laterali dense occupando quella zona di campo con centrale, terzino, centrocampista ed ala.

Sul terzino saliva il quinto e sull'ala il braccetto, si può vedere quello detto sopra: Frattesi va sul centrale e Sanchez sul centrocampista.

Quando l'Inter lasciava il campo agli austriaci abbassandosi potevamo vedere le loro solite rotazioni, con l'ala che si abbassava al posto del terzino con uno smarcamento fuorilinea per far sganciare appunto il terzino.

In questo compito si alternavano Bidstrup (centrocampista) e Sucic (l'ala) per confondere le marcature avversarie.

Mkhitaryan era sempre posizionato tra i due, non una gestione degli spazi ottimale degli austriaci.

Nonostante il predominio territoriale della squadra di Struber però non ricordiamo grandi parate di Sommer, infatti su azione manovrata i padroni di casa non sono mai stati troppo pericolosi nonostante occupassero molto bene l'ampiezza.

Struttura simile a quella del Benfica: ali in mezzo al campo e terzini larghi.

I pericoli maggiori li hanno creati da palle perse in maniera superficiali da parte dell'Inter, questo grazie alla maggiore attenzione da parte del centrocampo in fase di difesa posizionale.

All'andata infatti gli austriaci hanno sguazzato nella zona di rifinitura, Calhanoglu e compagni non sono quasi mai riusciti a fare filtro per la difesa.

Ieri invece c'è stata maggiore attenzione sotto quell'aspetto anche da parte dello stesso turco.

Si vede come il centrocampista vada a chiudere la linea di passaggio una volta che vede l'avversario cominciare il movimento di passaggio.

Oltre a questo si è vista da parte del Salisburgo una maggiore tendenza ad occupare la trequarti avversaria in ampiezza, creando qualche volta anche linee a 6 che costringevano le mezzali ad abbassarsi.

Mossa che però ha dato l'effetto di appiattire la manovra.

Nonostante un primo tempo sottotono è proprio l'Inter ad avere le due occasioni più importanti con Bastoni e Frattesi.

Nel secondo tempo Inzaghi toglie Bisseck per colpa del giallo “guadagnato” per eccessiva irruenza mettendo De Vrij.

Interessate vedere come ogni tanto Acerbi e l'olandese si alternassero tra ruolo di centrale e ruolo di braccetto di destra.

Struber invece mette i campo Gourna-Douath per Ulmer, spostando un centrocampista (Capaldo) a fare il terzino.

Il centrocampista francese si smarcava spesso dentrolinea in fase di costruzione, togliendo però di fatto un uomo a supporto, per questo l'Inter non ha cambiato il modo di pressare a fronte di queste nuove rotazioni.

Il secondo tempo sarà poi un crescente continuo per i Nerazzurri che con gli ingressi di Asllani, Barella e Lautaro riesce ad alzare il baricentro e creare più presupposti per segnare.

Probabilmente gli austriaci sono calati alla distanza per la grande intensità con cui hanno approcciato la gara, ma il pressing non è stato efficace come ad inizio partita e la costruzione dal basso non più precisa.

20 dei 32 palloni persi nella propria metà campo sono arrivati nell'ultima mezz'ora, a riprova del fatto che i Nerazzurri hanno chiuso in crescendo il confronto.

Tante ottime notizie per l'Inter ed Inzaghi oltre il passaggio matematico del turno (e tutto ciò che ne comporta come la partecipazione al mondiale per club): gli ingressi dalla panchina sono sempre ottimi ed hanno spesso un ottimo impatto, il gruppo sembra gestito bene la squadra dimostra di avere una grande consapevolezza che la porta a vincere qualche partita per inerzia e senza essere troppo brillanti.

Sarà fondamentale per il proseguo della stagione gestire le forze e l'apporto di tutti, a partire dagli impegni appena dopo la sosta: tre trasferte di fila a Torino contro la Juve, a Lisbona contro il Benfica (partita che tecnicamente si può anche perdere non compromettendo le possibilità di primo posto) ed a Napoli.

Prima però bisogna andare alla pausa nazionali in bellezza, a San Siro arriva il Frosinone, sarà bene arrivarci preparati.


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