Luis Suarez con la maglia dell'Inter (Instagram)
Luis Suarez con la maglia dell'Inter (Instagram)

Il contributo dell’Inter alle nazionali di calcio presenti agli Europei di quest’anno è di assoluto livello: sono otto i nerazzurri impegnati con le rispettive nazionali. Oltre allo sfortunato Eriksen, ora in via di guarigione dopo lo spavento che ha ammutolito lo stadio a Copenaghen, ci sono Lukaku, Perisic, Brozovic, De Vrij, Skriniar e naturalmente Barella e Bastoni. Anche in passato le nazionali hanno attinto a piene mani dalle rose nerazzurre che, anno dopo anno, si sono alternate a Milano: sono tanti, infatti, i calciatori convocati dagli anni Sessanta in poi. Un po’ meno, invece, quelli che si sono laureati campioni d’Europa. Quasi tutti, tra l’altro, hanno più in comune di quanto si pensi*.

1960: Luis Suárez e la partita con l’Unione Sovietica

Il primo degli interisti a vincere un Europeo fu lo spagnolo Luis Suárez, grande protagonista della squadra voluta da Angelo Moratti e allenata da Helenio Herrera. Il pallone d’oro 1960 conquistò la seconda edizione del trofeo continentale battendo in finale a Madrid l’Unione Sovietica. Quella partita, all’epoca in cui venne giocata, assunse però un significato politico molto rilevante. Quattro anni prima, infatti, la Spagna perse a tavolino proprio contro i sovietici.

All’epoca l’organizzazione dell’Europeo era completamente diversa da quella che conosciamo noi oggi. La fase preliminare comprendeva ottavi e quarti di finale giocati su due partite con andata e ritorno, sulla falsariga della Coppa dei Campioni. Chi si qualificava alla fase finale, cioè alle semifinali e alle finali, andava a giocare queste ultime in un Paese ospitante, che all’epoca doveva selezionare appena due stadi. La Spagna sconfisse la Polonia negli ottavi e a quel punto avrebbe dovuto affrontare l’Unione Sovietica. Le squadre erano pronte e il commissario tecnico spagnolo, che all’epoca era lo stesso Helenio Herrera, aveva già diramato le convocazioni, quando alle Furie Rosse fu imposto di non partire. “Eravamo sicuri di poterli battere ed essere campioni d'Europa – raccontò il centrocampista nerazzurro – ma ci dissero che erano ordini dall'alto, da Franco, e che non c'era niente da fare”.

Subito dopo la pubblicazione delle convocazioni, la partita sparì dalle pagine dei media spagnoli: “Stava succedendo qualcosa, sentivamo delle cose, ma non pensavamo che non si sarebbe giocato”, spiegò Suárez.

La diplomazia internazionale entra a gamba tesa nel calcio

All’epoca in cui si sarebbe dovuta giocare quella partita, infatti, le relazioni tra i due Paesi erano molto tese a causa del sostegno dato dall’URSS alla causa repubblicana durante la guerra civile spagnola e agli Alleati nella Seconda guerra mondiale. Ma perché il dittatore si rifiutò di far giocare quella partita? Se da un lato si speculò che Franco temesse una sconfitta contro gli odiati comunisti, dall’altro è probabile che il governo spagnolo sospettasse che nella delegazione sovietica al seguito della squadra potesse nascondersi qualche spia del governo sovietico. A peggiorare le relazioni con l’URSS, poi, ci si era messa anche Cuba. Sì, la piccola isola caraibica guidata da appena un anno da Fidel Castro e dai suoi barbudos, nel gennaio 1960 riaprì i suoi canali diplomatici con l’Unione Sovietica dopo un acceso scontro televisivo tra lo stesso Castro e l’ambasciatore spagnolo a L’Avana Juan Pablo de Lojendio e Irure.

La stampa dell’URSS, dal canto suo, optò per l’ipotesi legata al timore di Franco di perdere contro la temibile formazione sovietica e il quotidiano Pravda titolò: “Il governo fascista spagnolo ha paura della squadra del proletariato sovietico”, mentre l’Europa venne a sapere dell’accaduto grazie a due dispacci delle agenzie AFP e Reuters che riportarono come il calcio fosse vittima della Guerra fredda.

L’Unione Sovietica, guidata dal leggendario portiere Lev Yashin, vinse quella prima edizione degli Europei sconfiggendo nella finale di Parigi la Jugoslavia.

1964: finalmente Spagna, Suárez campione d'Europa…bis

Quattro anni dopo, invece, Franco decise di non opporsi alla sfida tra la sua Spagna e gli odiati comunisti, campioni d’Europa in carica. Questa volta era proprio il Paese iberico a organizzare la fase finale del torneo e la partita contro l’URSS era niente poco di meno che la finalissima di Madrid: le Furie Rosse di Suárez non potevano assolutamente mancare. La pressione sulla squadra di casa era, come si può immaginare, altissima e a peggiorare le cose ci si mise anche il tecnico della selezione spagnola, José Villalonga che decise di non convocare diversi calciatori del Real Madrid, squadra per la quale Franco faceva il tifo. Grazie alla vittoria per 2-1, la Spagna si laureò campione d’Europa per la prima volta, in casa sotto gli occhi di Franco.

A festeggiare, come detto, ci fu anche Luis Suárez, primo interista a vincere un Europeo e, all'epoca, già campione d'Europa per club dopo la vittoria dei nerazzurri proprio contro il Real Madrid.

Nonostante questa vittoria, che sarebbe stata l’unica della nazionale spagnola fino all’avvento della generazione d’oro a Euro 2008, agli iberici rimase il rammarico di non aver giocato i quarti dell’edizione precedente.

*Il prossimo articolo sarà dedicato ai campioni d'Europa azzurri del 1968.

Federico Sanzovo


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