Il gol di Dzeko a Napoli l'ultimo prima del lungo digiuno che ormai dura da 313'. A preoccupare più di tutto è l'incapacità di concretizzare le numerose palle gol che, nonostante un calo vistoso delle prestazioni, la squadra di Inzaghi comunque produce. 

POLVERI BAGNATE - Un digiuno così lungo all'Inter non si vedeva da tempo, un digiuno che stride fortemente con quelli che erano i numeri dell'attacco nerazzurro. Nonostante i 313' di astinenza infatti, i nerazzurri sono ancora il miglior attacco della Serie A con 55 gol fatti. Un digiuno in apparenza inspiegabile, per una squadra che fino ai 5' di follia del derby stava dominando il campionato. 

In realtà qualche piccolo campanello d'allarme era suonato già nel mese di gennaio, quando l'enorme mole di gioco e occasioni create venivano in gran parte sciupata con errori grossolani o scelte del tutto sbagliate. Ma l'entusiasmo, la fiducia e qualche colpo da campione ( Sanchez contro la Roma o Dzeko contro il Venezia) avevano mascherato il problema. Problema che ora è esploso in tutta la sua gravità, a causa di un grandissimo consumo di energie, soprattutto fisiche ma mentali, dovuto alle sfide di cartello susseguitesi. In più i gol di Giroud, spuntati dal nulla all'interno di una gara dominata, sembrano aver minato le certezze di questa squadra, crollate dopo la gara col Liverpool e il senso di impotenza che ha prodotto. 

PROBLEMA ROSA - Parte del problema però è da ricercare anche nella rosa, che fino a qualche settimana fa sembrava essere la più forte e completa della Serie A ma che, invece, sta dimostrando tutti i suoi limiti. Uno su tutti, l'impossibilità di fare a meno di Dzeko, che le sta giocando praticamente tutte nonostante l'età. Molto del gioco spumeggiante e armonioso visto fin qui passa dai suoi piedi e dalla sua magnifica visione e intelligenza calcistica, nettamente in affanno nell'ultimo periodo. In più, forse anche frutto del momento no complessivo, il bosniaco sembra mal sposarsi con le punte in rosa, un po' tutte abituate ad avere la palla tra i piedi e venire incontro a cucire gioco piuttosto che attaccare gli spazi e offrire profondità. A questo va aggiunta la frequente indisponibilità di Correa e l'enorme punto interrogativo su Caicedo, appena arrivato ma già in difficoltà dal punto di vista fisico. 

Con un attacco così in difficoltà, la svolta potrebbe arrivare da altri reparti, ma dietro la situazione non sembra essere migliore, con i centrocampisti sempre più in affanno in zona gol. L'unico gol è di Barella contro il Venezia, mentre per dei gol dei difensori dobbiamo risalire all'assalto nel finale contro l'Empoli in Coppa e la rovesciata del “centravanti” Ranocchia. 

CONFRONTO CON CONTE - Nello stesso periodo dello scorso anno l'Inter di Conte iniziò a rallentare a livello di gioco ma, grazie a Lukaku e Hakimi e alle loro straordinarie capacità in ripartenza, riuscì ad inanellare una serie di vittorie che misero fine, di fatto, ad ogni lotta scudetto. Proprio quello che, in pratica, manca oggi all'Inter di Inzaghi, costretta a cercare il gol solo e soltanto attraverso il gioco. 

Un problema che fin da agosto era ben chiaro a tutti, tenuto ben nascosto però da Inzaghi e dal suo staff grazie alle grandi prestazioni fin qui ammirate, destinato però a riemergere in questo momento di mini crisi fisica e identitaria. 

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Fabio di Iasio 

 

 


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