Se esiste una partita che riassume perfettamente il concetto di (in)dimenticabile come espresso in questa rubrica, questa è sicuramente la sfida Lazio-Inter valida per la 13a edizione della Supercoppa italiana. Era l’8 settembre del 2000 e l’undici che Marcello Lippi schierò in campo era a dir poco particolare.

 

Ballotta capitano, Keane e Şükür in attacco

Come detto, a sfidarsi sul campo dell’Olimpico davanti a circa 60mila persone, sono la Lazio di Sven-Göran Eriksson campione d’Italia e vincitrice della Coppa Italia e l’Inter finalista della stessa competizione.

Se gli uomini mandati in campo dall’allenatore svedese sono i migliori a disposizione, lo stesso non si può dire per la formazione scelta da Lippi. In un’Inter martoriata dagli infortuni (Blanc, Recoba indisponibili, Frey si fa male poco prima dell’inizio del match), le scelte sono obbligate: Ballotta, capitano, tra i pali; Serena, Córdoba, Domoraud e Macellari in difesa; Vampeta (all’esordio), Farinós e Jugović a centrocampo; Seedorf alle spalle delle due punte Keane e Şükür.

Nonostante la Lazio possa contare su titolari come Nesta e Mihajlović in difesa, Claudio López e Crespo in attacco e un centrocampo pazzesco composto da Stanković, Simeone, Verón e Nedvěd a passare in vantaggio è l’Inter. Dopo nemmeno due minuti, su un lancio lungo di Farinós, la difesa biancoceleste si fa trovare impreparata e l’irlandese Keane può superare Peruzzi in uscita con un pregevole pallonetto.

Il giovane attaccante, appena ventenne, celebra il gol con una capriola presentandosi al pubblico interista con un gol importantissimo nientemeno che contro la corazzata biancoceleste.

A pareggiare i conti ci pensa Claudio López al 32esimo che poi, appena sei minuti dopo, porta in vantaggio i suoi con la sua personale doppietta superando un imperfetto Ballotta. Anche per l’argentino, come per Robbie Keane, si tratta dell’esordio con la nuova maglia.

 

Vampeta: rigore causato…gol segnato

Nel secondo tempo è la Lazio a partire subito all’attacco e, dopo appena un minuto, l’altro neo acquisto nerazzurro, il brasiliano Vampeta, stende Nedvěd in area di rigore. Sul dischetto si presenta Mihajlović che, con un tiro potente e centrale, batte il portiere nerazzurro.

A riaprire la partita è Farinós che, con una punizione deviata da Sensini in barriera, batte Peruzzi, ma appena dieci minuti dopo la coppia Veron-Stanković confeziona il quarto gol della Lazio con un perfetto assist dell’argentino e pallonetto del serbo.

A chiudere questa partita, che vedrà la Lazio vincitrice, è però un gol, l’unico in maglia nerazzurra, di Vampeta: il brasiliano, che verrà annoverato tra i più grandi bidoni della storia interista, tenta un cross dal limite dell’area di rigore colpendo d’esterno. La trivela di Vampeta va verso Hakan Şükür ma il turco, che sembra essere in grado di arrivarci, non la tocca, traendo in inganno il difensore svizzero Guerino Gottardi. La palla è in gol, per quella che sarà l’unica rete (in otto presenze) del sudamericano.

 

Insomma, una partita storica con giocatori che, nella loro esperienza nerazzurra, collezioneranno pochissime presenze. Se si pensa che, oltre al già citato Vampeta, l’ivoriano Domoraud giocherà in tutto 11 volte con la maglia dell’Inter, Keane 14 (con tre gol), Ballotta nove si capisce che questi calciatori rientrano di diritto nel novero degli (in)dimenticabili. Meritano una menzione a parte i subentrati: Sixto Peralta (3 presenze in nerazzurro) e Corrado Colombo (5 apparizioni e 1 gol), mentre non trovano spazio i giovani Riccardo Fissore (una presenza) e l’algerino Antar Yahia (mai in campo con la prima squadra). Per la Lazio, invece, sedeva in panchina anche un certo Simone Inzaghi.


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