Coppone Inzaghi. Questo il soprannome che si è guadagnato il tecnico interista per la sua capacità di preparare le partite secche, un'abilità che è molto utile in coppe ad eliminazione diretta come la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, entrambi trofei sempre vinti da quando è arrivato sulla panchina della Beneamata.

Anche stavolta non si smentisce: la gara disputata dai Nerazzurri è ottima, creando almeno tre buone occasioni da gol e non subendo praticamente nulla nei primi 90 minuti.

Purtroppo o per fortuna, però, queste partite subiscono l'andamento degli episodi che sono determinanti più che mai, e proprio per questo non sfruttare le palle gol a disposizione o non segnare un rigore a favore può risultare fatale per il risultato finale.

Ed è proprio questo il caso, l'Inter esce sconfitta dal Meazza dopo essere pure andata in vantaggio nei supplementari, succube di due invenzioni senza senso di quel fenomeno che è Joshua Zirkzee, anche portando a casa un piccolo infortunio del capitano Lautaro Martinez, con l'entità ancora da valutare.

Chi torna a casa contento è sicuramente Thiago Motta, mai come in questo periodo sotto i riflettori nella sua finora breve carriera da allenatore.

Il suo Bologna è tostissimo e, anche costruendo poco in fase di possesso complici le rotazioni fatte in attacco, si conferma una squadra organizzatissima e difficilissima da battere.

Inzaghi ovviamente lo sa già memore del pareggio inflitto dai rossoblù in campionato, anche lì in casa.

Schiera un 11 titolare con tante seconde linee a centrocampo (totalmente rivoluzionato) ma con Lautaro titolare al fianco di Arnautovic; anche Thiago Motta cambia tanto e mette in campo Fabbian dietro la punta di riserva Van Hooijdonk.

Le formazioni ufficiali.

L'Inter comincia la partita in maniera molto aggressiva, con un pressing molto alto e sapendo già cosa la aspettava: degli avversari coraggiosi in fase di non possesso e fluidi in fase di possesso.

Thiago Motta infatti presenta in campo rotazioni molto interessanti a partire dai movimenti dei centrali di difesa, che a turno si alzano sulla linea dei centrocampisti.

Con questo movimento dei centrali, Moro si alzava abbandonando i compiti di costruzione.

Una delle due punte si abbassava per coprire il passaggio verso Lucumì/Beukem, senza far alzare nessun centrocampista in pressione eccezione di Asllani, a uomo su Aebischer.

Il pressing sui terzini è stata una chiave molto interessante della partita: solitamente in fase di pressing alto sono i quinti a salire, stavolta invece Inzaghi sceglie di far uscire le mezzali, Klaasen su Corazza e Frattesi su Lykogiannis, con i quinti che rimanevano dietro a marcare gli esterni Urbanski e Saelemaekers, Bisseck su Fabbian (anche molto alto il difensore tedesco quando il ragazzo ancor di proprietà interista si abbassava) e Bastoni su Moro, che come abbiamo detto si alzava occupando il mezzo spazio di destra.

Per superare la prima pressione il Bologna ricorreva a frequenti passaggi a muro con Aebischer o uno dei centrali che si alzava, tra l'altro con movimenti veloci per cogliere di sorpresa i marcatori.

Arnautovic ma il movimento a mezzaluna per tagliare fuori Beukema, Lucumì è alle spalle di Lautaro che guarda il pallone, appena Arnautovic pressa il portiere il colombiano si propone staccandosi dalla marcatura di Lautaro (disattento) per servire il compagno libero.

In fase di sviluppo i giocatori occupavano tutti i corridoi del campo, una struttura che non ha impensierito l'Inter, che come abbiamo detto più volte è la squadra perfetta per contrastare questo modo di stare in campo.

Paradossalmente Fabbian era molto più cercato della punta in situazioni spalle alla porta, il Bologna non è mai riuscito ad incidere sulle fasce, complice anche il diverso talento offensivo rispetto ai titolari ed al fatto che non ci fosse Zirkzee: l'olandese è il catalizzatore della manovra rossoblù ed il primo ad imbeccare gli esterni sia in profondità che quando tagliano in mezzo al campo.

Van Hooijdonk di certo non è riuscito a non farlo rimpiangere, ha infatti perso ogni duello con Acerbi non riuscendo mai a duettare con i compagni o a far salire la squadra.

Anche grazie a questo l'Inter è riuscita a mantenere il dominio del gioco: anche se perdeva il pallone gli avversari non trovavano mai le misure per ripartire, riuscendo a tenere il possesso del pallone per buona parte della partita.

Il pressing del Bologna non favoriva un fraseggio prolungato ma le loro marcature a uomo favorivano passaggi diretti verso le punte, Aureo infatti ha più volte sfruttato i movimenti in profondità di Frattesi e quelli ad allargarsi di Bisseck, volti a svuotare il centrocampo, per verticalizzare.

Bologna chiaramente a uomo.

Questo succedeva per la maggior parte delle volte verso Lautaro, che è stato l'uomo in più in costruzione per uscire dal pressing, molto più di Arnautovic che invece attaccava più la profondità.

A favorire questo suo ruolo è stato sicuramente Frattesi.

Sappiamo che la mezzala ha molte più doti da incursore che da costruttore ed infatti più volte lo abbiamo visto in zone molto avanzate del campo, anche in linea con le due punte.

Quella posizione ha favorito i suoi inserimenti ma anche le classiche combinazioni che solitamente vediamo fare tra le due punte: quando Lautaro o Arnautovic si abbassavano per prendere palla lui era il primo a buttarsi dentro.

Arnautovic lancia Lautaro che con una sponde serve Frattesi, inseritosi tra le linee.

Questa differenza di partecipazione al gioco si può notare anche dai numeri: 45 tocchi e 29 passaggi tentati (69%) di Lautaro, 41 tocchi con 19 passaggi tentati (47%!) di Frattesi, il tutto con 20 minuti giocati di differenza.

Se dovessimo fare anche un altro confronto stuzzicante, troviamo anche i 45 tocchi e 21 passaggi tentati (86%) di Fabbian nonostante il minor possesso palla del Bologna, un confronto dettato dalle dinamiche di mercato che hanno coinvolto questi due giocatori sulla carta molto simili, col giocatore rossoblù che forse è stato scaricato dai Nerazzurri con troppa leggerezza.

Conoscevamo già da prima le caratteristiche di Frattesi ma la sua scarsa indole nel partecipare alla manovra rischia di essere un limite per la fase offensiva dell'Inter, soprattutto se sbaglia occasioni che vengono costruite per lui.

Di certo, però, non era questa la patita in cui servivano tanti uomini in costruzione, i ragazzi di Thiago Motta infatti col loro blocco medio erano attaccabili in profondità, compito preso come abbiamo visto prima da Arnautovic, lanciato spesso sia da Asllani che dai difensori.

Anche per questo la presenza di Frattesi in formazione era importante: i centrali avversari rompono sempre la linea per seguire gli attaccanti, liberando dietro di sé uno spazio da aggredire.

In quei casi erano i centrocampisti ad assorbire gli inserimenti, chiaramente Aebischer l'ha fatto più spesso essendo il marcatore diretto dell'ex Sassuolo.

I presupposti per vincere la partita c'erano e sono stati messi in campo, come già sottolineato però non capitalizzare le occasioni si può rivelare fatale, per cui oltre alla buona prestazione a casa non porti niente oltre alla delusione.

C'è da dire che non si possono vincere tutte le partite e questi sono passi falsi che possono capitare nel corso della stagione, se devono succedere è bene che lo facciano in Coppa e non in Campionato, obiettivo dichiarato del club.

Proprio per questo l'auspicio è che i giocatori utilizzino questa sconfitta per caricarsi in vista del prossimo impegno contro il Lecce, sperando che l'uscita dal campo di Lautaro non sia nient'altro che un piccolo (per lui) grande (per i tifosi) spavento.


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