Chi mi conosce sa che, da sempre, ho un debole per i calciatori di origine slava, specialmente per i croati, simile a quella di Adani per gli uruguaiani. Per dare un'idea, una delle mie sere preferite a tinte nerazzurra è stata quando l'Inter di Mancini ha battuto la Roma 1-0 nel 2015 schierandosi con un reparto offensivo composto da Brozovic, Perisic, Ljajic e Jovetic, tutti calciatori di matrice slava.

Proprio Brozovic è quello che, per forza di cose, mi è rimasto maggiormente nel cuore. Epiche, nel vero senso della parola, le sue esultanze ma anche tutti i suoi comportamenti fuori dal campo. Per informazioni chiedere a Barella. Arrivato in un freddo gennaio, lontano dalle luci della ribalta focalizzate sul ben più sponsorizzato Shaqiri, alla fine di una trattativa lampo con cui l'Inter ebbe la meglio rispetto al Milan, sembrava uno dei tanti giocatori destinato a durare assai poco in un'Inter che era un cantiere aperto e assolutamente lontana dall'idea di una squadra di vertice. Brozo, però, con la sua indole “stravagante” si è ritagliato uno spazio di tutto rispetto a Milano. Le sue prestazioni, infatti, gli hanno permesso di conquistarsi la fiducia e l'affetto dei tifosi nerazzurri che iniziavano a vedere in lui un giocatore duttile e molto interessante su cui sperare di costruire un progetto vincente.

Brozovic, però, come ogni giocatore slavo che si rispetti è tanto forte quanto altalenante e scostante e questa sua caratteristica fa sì che il centrocampista croato alterni prestazioni molto positive ad altre assolutamente da cancellare. Con l'arrivo di Spalletti la duttilità del n.77 sembra destinata a diventare un problema. Con l'allenatore toscano, infatti, la mediana nerazzurra si schiera spesso con Borja Valero, Gagliardini e Vecino e. Per Brozovic i monti sono pochi ma ciò che preoccupa maggiormente è l'impossibilità - apparente - di trovare una collocazione tattica al centrocampista croato. In alcune partite, infatti, “Epic” gioca come trequartista, in altre come mezz'ala. I risultati non sono particolarmente esaltanti e per Brozovic sembra essere giunta l'ora di salutare Milano. Siamo nel gennaio 2018 e il Siviglia ha presentato un'offerta economicamente convincente per l'Inter e Brozovic si presenta al Melià (noto albergo milanese) con le valigie in mano, pronto a partire alla volta della Spagna.

Lì avviene quello che, a distanza di quattro anni, può essere definito un autentico miracolo. Spalletti blocca la cessione e Brozovic rimane a Milano. Da lì in avanti la sua storia in nerazzurro cambia. Dagli applausi ironici rivolti alla curva nerazzurra che lo fischiava accusandolo di scarso impegno, si passa agli applausi scroscianti dovuti dopo le esaltanti prestazioni che Brozovic mette a referto una volta schierato come regista davanti alla difesa, ruolo cucitogli su misura da Spalletti.

Il croato, però, ha solo iniziato la sua ascesa tra i migliori centrocampisti al mondo. Con Conte la sua crescita diventa esponenziale e, anche a livello mondiale, il nazionale croato si mette in mostra portando la sua nazionale a giocarsi la finale del mondiale 2018. Non ci sono solo le prestazioni nel rettangolo verde a rendere Brozovic uno degli idoli dei tifosi nerazzurri. Fuori dal campo il croato, infatti, è uno dei personaggi più divertenti e meno decifrabili esistenti. Celeberrimi ormai i suoi sketch con Barella, “Bare dove sei”, e il suo marchio “Epic” tatuato su una mano.

Brozovic è oggi un calciatore tra i più forti al mondo nel suo ruolo e con il rinnovo firmato oggi ha deciso di legarsi ai colori nerazzurri per altre quattro stagioni. Nel giugno 2026 Brozovic e l'Inter avranno celebrato 11 anni di amore, una storia già adesso bella ed emozionante, ricca di alti e bassi ma con un lieto fine (non ancora definitivo) tanto raggiante quanto romantico. Chi l'avrebbe mai detto che quel ragazzo poco più che ventenne che veniva fotografato in un supermercato con una cassa di birra e numerose pizze surgelate sarebbe diventato il faro del centrocampo della squadra campione d'Italia e della nazionale finalista all'ultimo mondiale.

Questo è Brozovic, genio e sregolatezza, prendere o lasciare e l'Inter ha deciso di prenderlo e tenerselo, con l'accondiscendenza dello stesso giocatore, per la felicità dei tifosi e di Barella che proprio senza Brozovic avrebbero fatto fatica ad immaginare il proprio futuro.


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