Hakan Calhanoglu si concede ai microfoni di “433", in un'intervista dove parla del suo passato e del prossimo futuro.

“Le prime esperienze calcistiche e l'approdo in Germania e Italia”

"Ero un ragazzino con grandi sogni. Amavo il calcio e giocavo sempre. Spesso con ragazzi più grandi. I miei genitori mi hanno sempre sostenuto per diventare Hakan Calhanoglu. Mio padre era sempre con me, mi portava ai tornei, nei club. Per questo dico che sono riconoscente verso i miei genitori. Mia madre era più preoccupata che io stessi bene, che andassi a scuola. Mio padre è stato anche mio allenatore. Piangevo quando perdevo e lui mi diceva che se perdevamo era colpa mia perché giocavo male. Ora sono felice, so che i miei genitori sono orgogliosi di me. Poi c'è mio fratello, Muhammed, che giocava anche lui. Abbiamo cominciato insieme, lui era più giovane e si è infortunato alle ginocchia. Non poteva giocare e allora si è fermato. Ora abbiamo una scuola calcio e lui lavora lì in Germania. Sono contento per lui. Parliamo sempre di calcio perché lui conosce il calcio. Era un grande talento ma ha avuto troppi infortuni".

“Sulla scelta di indossare la maglia della nazionale turca”

"Sono nato in Germania, mio padre viene dalla Turchia. In Turchia ci vedevano come dei ragazzi turco-tedeschi. Ho dovuto scegliere la nazionale in cui giocare, ma ho sempre pensato di voler giocare con la Turchia e sono orgoglioso di aver scelto così perché prima dicevano sempre che se avessi giocato per la Germania sarei potuto finire all'Inter o al Barcellona, invece sono andato con la nazionale turca e sono comunque all'Inter. Se credi in te stesso puoi arrivare ovunque. Ricordo che eravamo con tutta la mia famiglia ed è arrivato il giorno di decidere e ho chiesto a tutti perché volevo sapere cosa pensassero. Tutti mi hanno detto che sarebbe stata meglio la Turchia, io stesso amo il mio Paese e volevo giocare per la Turchia. E' stato facile scegliere".

“L'abilità nei calci piazzati”

"Dico sempre 50 e 50. Il mio allenatore al Mannheim mi ha allenato molto e mi diceva che sarei potuto diventare un grande tiratore da fermo se avessi lavorato sodo. Devi sempre lavorare, se hai la tecnica il resto arriva".

“Il passaggio dal Milan all'Inter”

"Il mio contratto stava finendo. Il mio agente stava lavorando per me. Sono stato bene quattro anni al Milan, rispetto tutti. Sto bene con tutti, se chiedi a loro puoi vedere che ho ancora tanti amici. Ho deciso così perché volevo una nuova sfida e ho scelto così con la mia famiglia. Sono felice, l'Inter è un grande club, ha vinto il campionato, gioca in Champions. C'è tanta concorrenza, tanti giocatori forti. E' una grande sfida. Questa è la vita, dobbiamo guardare avanti, mai indietro. Sono riconoscente al Milan, ho passato dei bei momenti. Non ho problemi con loro. L'Inter è stata molto gentile. Tutte le persone sono molto intelligenti. Ricordo quando mi ha chiamato l'allenatore. Mi ha voluto, così come Ausilio. Mi ha detto cosa volevano, cosa pensavano del club. L'Inter è sempre stata un grande club, ha vinto spesso ultimamente nei derby. Mi sono detto che conoscevo la lingua, potevo stare in città, dove conosco e amo le persone. Ho parlato con la famiglia e mi hanno detto che dovevo andare. Il primo giorno è stato molto bello ma ero solo perché molti erano con le nazionali. Giorno per giorno sono arrivati tutti e mi hanno accolto molto bene. Sono tutti molto gentili, sono molto felice di essere qui. Nello spogliatoio sto bene con tutti, particolarmente con De Vrij e Dumfries anche perché parlano olandese ed è simile al tedesco".

“Mister Inzaghi”

"Inzaghi lo conoscevo già alla Lazio. Mi è sempre piaciuto il suo 3-5-2 offensivo. C'è stato feeling dal primo giorno. Abbiamo lavorato e poi ho fatto un debutto molto bello contro il Genoa. I tifosi si aspettavano qualcosa, arrivavo dal Milan. E' stato un bel giorno, non posso dimenticarlo. Mi aspetto grandi cose dai prossimi tre anni ma non voglio parlare molto. Abbiamo sogni, vogliamo vincere il campionato. Abbiamo battuto lo Sheriff in Champions e adesso vogliamo fare lo stesso con Real e Shakhtar e ovviamente c'è la Coppa Italia. Un giocatore vuole sempre vincere tutto, devi far sì che accada. Se vincerò dei trofei poi potrò raccontarlo ai miei figli, di quando giocavo nell'Inter e ho vinto questo e quest'altro. Voglio giocare bene questi tre anni e fare un bel lavoro. Magari poi allenerò a fine carriera, vedremo cosa accadrà. Alla fine di questi tre anni vedremo se resterò in Europa oppure no. Non lo so".

 

Francesco Tagliagambe


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