No Inzaghi no party? No grazie: i Nerazzurri vincono la partita all'Olimpico col proprio tecnico che ha guardato i propri giocatori dalla tribuna e non dal campo, vista la squalifica scattata dopo il cartellino giallo rimediato nella giornata precedente.

Poco male perché, forse anche grazie ad una telefonata “galeotta” fatta nello spogliatoio durante l'intervallo, l'Inter è riuscita a ribaltare nel secondo tempo una partita che si era fatta scivolosa, proprio come il terreno di gioco sabato sera.

D'altronde si sapeva che la Roma, galvanizzata dalle tre vittorie di fila nella nuova era targata De Rossi, poteva creare qualche problemino, soprattutto giocando in casa.

E così è stato: le loro transizioni veloci e verticalità sono caratteristiche che hanno messo in difficoltà la Beneamata, anche grazie ad un Pellegrini ritrovato, uomo ovunque per i giallorossi che hanno tenuto benissimo il campo per i primi 45 minuti, salvo poi calare vistosamente anche a livello fisico.

Inzaghi approccia la partita con i soliti 11 titolari, con Darmian che supera ancora il ballottaggio con Dumfries, De Rossi cambia soltanto il centrale di difesa: Huijsen prende il posto di Llorente.

Le formazioni ufficiali.

Molto interessante lo schieramento dei padroni di casa, poteva trattarsi di un 4321 con El Shaarawy mezza punta insieme a Dybala, ma la struttura in fase di non possesso e l'utilizzo degli uomini in ampiezza portano più ad un 3421 appunto, con Pellegrini dietro Lukaku.

La prima costruzione tuttavia era a 4 con Angelino e Karsdorp a fare i terzini, Pellegrini accentrato a fare la mezzala ed El Shaarawy molto largo.

Questa struttura era simile a quella vista contro il Napoli in supercoppa, ma dal lato opposto.

Contro i Partenopei infatti c'era asimmetria, con il lato destro che portava più uomini del lato sinistro, infatti in fase di pressione alta non era il quinto ad andare in pressione ma Mkhitaryan.

Stesso principio nella Capitale, ma dall'altra parte come detto.

A destra i soli Dybala e Karsdorp.

 

In fase di sviluppo si vedeva maggiormente la retroguardia a 3, con El Shaarawy e Karsdorp a dare ampiezza e la zona di rifinitura sempre occupata da due uomini.

La Roma ha presentato diverse soluzioni in questa fase: Mancini poteva sganciarsi con Cristante che si abbassava in appoggio o Angelino poteva andare per vie centrali e favorire lo smarcamento di Pellegrini, ma più spesso Paredes si abbassava tra i centrali con Cristante a fare il vertice basso.

La prerogativa della squadra dei padroni di casa era attaccare per vie centrali in maniera veloce.

Il centro del campo era sempre molto occupato, e ad aiutare le imbucate centrali c'era il posizionamento di Mancini e Huijsen, sempre larghi per allargare le maglie ed attirare le mezzali dell'Inter.

Una volta uscite queste la Roma guadagnava superiorità a centrocampo e grazie ad ottimi scambi nello stretto aggrediva verticalmente gli avversari.

Barella esce su Angelino e Huijsen può imbucare per Pellegrini: Pavard lo segue ma la palla arriva sempre, a quel punto è facile trovare l'uomo dietro la prima pressione interista (Paredes in questo caso).

Per dominare le vie centrali ovviamente i tre giocatori cardine erano sempre molto vicini e si trovavano benissimo l'uno con l'altro, sfruttando anche la diagonalità nei passaggi.

Da notare anche l'atteggiamento dei giocatori di De Rossi in determinate situazioni: l'importante era essere più vicini possibile anche rinunciando all'ampiezza. 

In particolare El Shaarawy quando l'azione si svolgeva sulla destra non rimaneva largo ma stringeva la posizione con l'ottica di attaccare l'area dal lato debole.

Come detto la Roma sia su azione manovrata che non preferiva attaccare la porta in maniera veloce e verticale.

Le transizioni erano sempre molto pericolose e Lukaku veniva usato da boa proprio per farle partire.

Così i giallorossi sbloccano la partita: uno dei rari contropiedi in cui l'Inter viene colta di sorpresa.

Questo in particolare avviene dopo un piazzato interista, con Darmian che si sovrappone e successivamente occupa l'area dal lato opposto a quello di sua competenza.

I Nerazzurri perdono palla, nessuno copriva la mancanza di Darmian e Pellegrini insieme ad El Shaarawy ha trovato tantissimo campo attaccabile sul lato debole, con l'Inter sbilanciatissima.

Di certo la squadra di Inzaghi ha sofferto questo modo di giocare frizzante e veloce, oltre ad una riaggressione molto feroce ed una fisicità particolarmente esuberante nei primi 45 minuti.

A fine primo tempo saranno solo 0.08 gli xG registrati per l'Inter, che ha faticato molto a trovare varchi accessibili nel blocco romanista, provando spesso la conclusione da fuori.

La pressione organizzata da De Rossi era ottima seppur con poche rotazioni, ma semplici.

Il tridente Pellegrini-Lukaku-Dybala si occupava dei tre difensori, Paredes e Cristante di Calhanoglu e Mkhitaryan, quinti sui quinti ed Angelino rompeva la linea su Barella.

La palla nn arrivava mai direttamente a Calhanoglu per vie centrali grazie ai tre attaccanti della Roma che si disponevano in maniera molto stretta. Paredes infatti in questi casi non saliva in pressione.

Quando il giropalla era sulla sinistra e Calhanoglu orbitava sopra la palla e nelle vicinanze, Dybala si occupava di lui ed era Cristante ad uscire su Bastoni.

In questi casi Pellegrini si abbassava, per poi alzarsi di nuovo se la palla andava da Pavard.

Nelle poche occasioni in cui l'Inter è riuscita a mettere sotto gli avversari, eccoli che si chiudevano in un 532 con Pellegrini mezzala aggiunta.

Cosa ha fatto la differenza nel secondo tempo: innanzitutto una maggior intensità dell'Inter soprattutto in fase di recupero palla, con conseguente fisiologico calo della Roma dopo una prima frazione di gioco fatta ad altissimo ritmo.

Inoltre i Nerazzurri hanno sfruttato meglio quella rotazione che portava Cristante ad uscire su Bastoni.

Il gol di Thuram nasce da una disattenzione del centrocampo romanista, che è stata molto pigra a rientrare dopo una punizione assegnata all'Inter.

L'autogol di Angelino invece arriva proprio da lì.

Erano già un po' di minuti che la squadra di Inzaghi spingeva da quel lato per poi sfogare l'azione sul lato debole trovando Darmian, ma in questo caso non ce n'è stato bisogno.

Quando Cristante usciva su Bastoni infatti lasciava dietro di sé tanto spazio attaccabile sia tramite inserimenti della mezzala sia tramite passaggi sulle punte.

L'azione a quel punto o si svolgeva con imbucate diagonali verso Thuram che poi scaricava sui centrocampisti o con verticalizzazioni verso Lautaro che aveva tanto spazio per ricevere portandosi Mancini.

In questo caso la offre a Dimarco che serve l'accorrente Mkhitaryan sulla corsa, ma Bastoni poteva anche usare Lautaro come esca per lanciare Thuram che tagliava profondo alle spalle di Mancini.

L'Inter esce dall'Olimpico da grande squadra, dimostrandosi camaleontica e sfruttando i punti deboli avversari, quasi spietata.

Una volta riacquisito il vantaggio infatti è riuscita a gestirlo meglio, pur rischiando un po' nell'occasione di Lukaku.

Da sottolineare comunque l'ottima organizzazione della squadra di De Rossi sia in fase di possesso che in fase di non possesso, il tecnico sembra sulla buona strada per impartire ai suoi un'identità di gioco definita, c'è ancora tempo per sistemare la stagione per loro.

Per L'Inter invece arriva la vittoria del momentaneo +7 sulla seconda in classifica, concludendo un tour de force che l'ha vista affrontare in successione, tra Supercoppa e campionato, Lazio, Napoli, Fiorentina, Juventus e per l'appunto Roma, uscendone con 5 vittorie e due soli gol subiti.

Questo per mettersi in una situazione di comodità ed affrontare l'imminente sfida di Champions più serenamente, dandosi margine per un passo falso in campionato senza andare nel panico.

Prima dell'Atletico però arriva la sfida contro l'ultima in classifica, la Salernitana, che ha appena esonerato Inzaghi. Se c'è una cosa che la squadra ha dimostrato in questi mesi però, è che non si distrae facilmente.


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