Due anni fa un semplice asterisco ha di fatto spento le ambizioni di scudetto interiste dopo la fatale trasferta a Bologna, quest'anno, dopo la vittoria contro l'Atalanta consegna ad Inzaghi una doppia cifra di vantaggio sulla seconda che sa (ma non diciamolo troppo forte) di allungo definitivo.

Non tanto per il distacco in termini di punti, che è certamente importante, ma per la sensazione di dominio, tecnico e psicologico, che Lautaro e compagni lasciano quando giocano.

Gasperini torna a San Siro con in mano una squadra in forma ed in fiducia, reduce si dalla brutta prestazione offerta contro il Milan, ma sempre molto ostica e pericolosa.

Invece i bergamaschi vano via da Milano con le ossa rotte e con in mano solo sterili polemiche, distogliendo l'attenzione dalla manifesta superiorità mostrata in campo.

La partita alla vigilia era però, come anticipato, molto spigolosa sulla carta, per questo Inzaghi sceglie di schierare i titolari (a disposizione) dopo il massiccio turnover di Lecce, stesso discorso per Gasperini.

Le formazioni ufficiali.

L'Atalanta parte forte, fiduciosa della sua feroce pressione uomo su uomo che tanto la contraddistingue da anni, ma che è risultata spesso inefficace contro i nerazzurri.

All'inizio l'Inter sembra accusare l'aggressività avversaria, e proprio da un errore in costruzione manda gli avversari in porta, vedendo poi il gol annullato per un fallo di mano di Miranchuk.

La transizione è stata proprio l'arma migliore degli ospiti, che in fase di possesso non hanno mai mostrato grandi soluzioni per fare male.

In fase di prima costruzione abbassavano Zappacosta con SCalvini largo, questo costringeva l'Inter a portare una prima pressione a destra con Mkhitaryan sul terzino anziché Dimarco, data la presenza di Koopmeiners e De Ketelaere sulla tessa fascia.

In fase di sviluppo invece Ederson si abbassava spesso sulla linea dei difensori per permettere a Zappacosta di occupare l'ampiezza, con Pasalic play della squadra.

Con Ederson che si abbassava l'Atalanta ha svuotato il centro del campo, portando invece più uomini sulle fasce.

I padroni di casa però hanno più volte dimostrato di non soffrire “offese” laterali, ha sempre faticato di più contro squadre che attaccano la porta in maniera più diretta e centrale.

Questo il motivo per cui i Nerazzurri hanno concesso poco (0.3 xg a fine partita), andando poco in difficoltà al massimo su qualche triangolazione ed utilizzo del terzo uomo.

Questo anche per colpa di una scelta di formazione sbagliata.

All'andata infatti era stato Zappacosta l'uomo più pericoloso per i bergamaschi potendo puntare Dimarco, questa volta però è stato schierato a sinistra, vedendo il suo impatto limitato.

Nessun uomo in rifinitura.

La partita si è svolta più che altro durante la fase di possesso della Beneamata, che doveva far fronte di nuovo, dopo Lecce, ad una squadra che portava un pressing orientato sull'uomo e quindi manipolabile grazie ai vari movimenti dei giocatori.

Per farlo ha coinvolto tanti uomini in costruzione, specialmente Barella si è abbassato tanto al fianco di Asllani per rendere più fluida la manovra ed attirare il più possibile gli avversari, come dimostrato dalla passmap della partita.

La centralità della mezzala in fase di costruzione ha permesso tanti tagli profondi a Pavard che scattava per vie centrali alle spalle del centrocampo bergamasco.

Lo stesso discorso si può fare dall'altro lato, seppur con meno frequenza, con Mkhitaryan e Bastoni.

Ogni volta che i braccetti lasciavano la propria trequarti c'era un uomo che si abbassava dietro per coprirli.

Come al solito l'Inter ha sfruttato la propria fluidità per mettere in difficoltà le marcature a uomo di Gasperini, mostrando tante soluzioni per uscire dal pressing.

Asllani ad esempio si è abbassato tanto sulla prima linea di costruzione per sfuggire alla marcatura di Pasalic, dando vista alle solite strutture “fantasiose”, con anche De Vrij che si alzava per portarsi dietro De Ketelaere e permettere il giro palla dei suoi compagni.

L'ampiezza dei nerazzurri ed il fatto che riuscissero a scombinare le marcature ha permesso a Sommer di imbucare più volte centralmente verso gli attaccanti, che poi sfogavano sulle fasce o duettavano nello stretto tra di loro, attaccando poi senza palla lo spazio lasciato dietro dai difensori avversari che rompevano la linea.

Col passare dei minuti la squadra di Inzaghi ha scoraggiato la pressione avversaria, che ha cominciato a non portare più tanti uomini sulla trequarti nerazzurra preferendo ripiegare nel blocco medio, anche qui però con riferimenti sull'uomo.

Pasalic attacca Mkhitaryan anche se senza palla, c'è spazio per andare centralmente.

A dimostrarlo c'è il primo gol dell'Inter di Barella, poi annullato per fuorigioco.

L'Atalanta non pressa ma mantiene la linea alta, Bastoni porta palla e Barella, marcato da Ederson che addirittura si aggiunge alla linea di difesa, saggiamente si piazza sulla linea della retroguardia, attaccando la profondità con un movimento a mezzaluna.

Purtroppo però parte troppo presto andando abbondantemente in fuorigioco.

A sbloccare la partita è, insospettabilmente, Darmian.

Il gol che apre le danze è sicuramente frutto di studio e preparazione, l'Inter infatti sviluppa centralmente sfruttando le maglie larghe degli avversari per tutta la partita e proprio così segna l'1-0.

Bastoni trova l'imbucata per Lautaro che si porta dietro Kolasinac, nel mentre Arnautovic va in fascia “bloccando” Djimsiti, si crea una voragine davanti a Carnesecchi attaccata da Mkhitaryan, sugli sviluppi poi segnerà Darmian.

Fa specie la dinamica del gol, che è simile, se non uguale a quello fatto sempre contro l'Atalanta nell'ultima gara casalinga dello scorso campionato, in quella partita finita 3-2 in cui i tifosi hanno dato l'ultimo saluto ad una squadra che si preparava a giocare una finale di Champions League.

In quel caso è Calhanoglu a servire la punta interista, Lukaku, che attrae la marcatura del centrale.

Anche in quel caso si crea tanto spazio alle spalle dei difensori attaccato da Brozovic, che servito dall' ormai ex Inter la consegna altruisticamente a Lautaro, auto del gol.

Una volta sbloccata la partita diventa tutto più facile per i padroni di casa che gestiranno il vantaggio senza rischiare nulla ed addirittura andando a dilagare, con un 4-0 finale che lascia poco spazio a polemiche.

I nerazzurri si confermano una squadra che cura ogni minimo dettaglio, come dimostrato non solo dall'1-0 ma soprattutto dalla ribattuta di Dimarco sul rigore di Lautaro in occasione del 3-0, anche utile sotto un certo punto di vista andando a guardare l'attenzione con cui prepara tutte le partite.

Va dunque a +12 in un campionato che la sta vedendo dominare dalla prima all'ultima giornata, in particolare fa paura il dato su queste ultime giornate: nelle ultime 4 partite ha segnato almeno 4 gol ed ha vinto 4-0 nelle ultime tre.

Un dominio che permette, nel caso, di gestire qualche partita di Serie A per dare più attenzione alla Champions e fare un percorso europeo il più simile possibile a quello della scorsa stagione.

Quel che è certo è che la squadra di Inzaghi adesso ha l'attenzione di tutto il panorama europeo e non parte sconfitta con nessuno.


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