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Con l'intervista a Sky Sport di Marco Serra, lo sfortunato arbitro di Milan Spezia, si apre una nuova era per la classe arbitrale, annunciata più volte dai suoi vertici negli scorsi mesi. 

Un'intervista toccante, che mette in risalto la persona più che l'arbitro, i sentimenti e le paure che, come ovvio che sia, accompagnano un direttore di gara durante una partita. Elementi che spesso i tifosi dimenticano o trascurano, pretendendo una direzione di gara perfetta e infallibile, da Play Station. Invece dietro quella divisa e quel fischietto si celano uomini che, come tutti, possono sbagliare e anche gravemente, proprio come successo nella partita dei rossoneri. 

Più che l'errore in se, ormai metabolizzato, a far notizia nelle ultime ore è l'aver concesso, a così poco tempo dall'accaduto, un'intervista alla nota emittente televisiva Sky Sport. Un segnale netto, di apertura totale, più volte annunciato dal Presidente dell'AIA Trentalange e che finalmente trova concretezza. Vedere nelle parole di Serra il dispiacere e la consapevolezza dell'errore avrà di sicuro calmato molte anime rossonere ancora avvelenate e tolto dalla testa di alcuni idee di complotti. 

Questa sacrosanta apertura permette di comprendere quanto sbagliata fosse la scelta, fin qui portata avanti, di non concedere agli arbitri di parlare e spiegarsi. Fare confronti con il passato, ad oggi, è del tutto inutile, però di sicuro ci saremmo risparmiati anni e anni di discorsi inutili su Muntari e Pjanic. 

La speranza è che si vada avanti su questa strada sempre più e che diventi una piacevole abitudine ascoltare un arbitro spiegare alcune sue decisioni davanti ad una telecamera. 

Fabio di Iasio 


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