Lautaro dopo il gol all'Atalanta. Fonte: profilo X Inter
Lautaro dopo il gol all'Atalanta. Fonte: profilo X Inter

Anche l'estate 2024 promette bene. Spiaggia (meteo permettendo) stupide hit in salsa latina e la più classica telenovela a tinte nerazzurre. Non avendo potuto sfoderare la più classica “crisi Inter” che solitamente ci accompagna in inverno, sembra quasi doveroso ricorrere all'ennesimo tormentone, ormai una prassi delle ultime stagioni estive. E dopo Zhang, Oaktree e la retrocessione in Serie D auspicata dagli economisti da tastiera, adesso tocca a Lautaro e alla complicata trattativa sul rinnovo, anche se forse i tempi verbali andrebbero rivisti. L'ennesimo argomento su cui vomitare populismo calcistico, l'ennesimo obbiettivo dei frequentatori seriali della fiera dell'ovvio.

Sgomberiamo subito il campo da improbabili equivoci. Il Toro non sta (qui vale la precisazione di qualche riga fa) facendo una bella figura, e tutti i proclami sull'amore per l'Inter vanno a farsi benedire quando chiedi (forse) ad una società con problemi finanziari un raddoppio di stipendio. Ma tutto ciò può bastare a far cambiare opinione sul rendimento del calciatore in campo? Può passare, Lautaro, da idolo indiscusso ad uno scarpone? In molti, fino ad un mese fa, inserivano il calciatore argentino nella top 3 mondiale degli attaccanti. Coccolato come campione del mondo, oggi lo si etichetta come un panchinaro che al mondiale ci è quasi capitato per caso, senza meriti. Come un giocatore mediocre del quale sbarazzarsi senza rimpianti. Ma come sempre, la verità sta nel mezzo.

La richiesta di 12 milioni a salire negli anni, per arrivare a 16, ovviamente se confermata, è semplicemente folle. Lauti ad oggi non è ai livelli di Haaland e Mbappé ma allo stesso tempo non può essere etichettato come giocatore mediocre. Farsi offuscare la mente dal tifo è sbagliato, giudicare un calciatore solo per la vicinanza ai propri colori non è corretto. Giudizi negativi sul lato umano possono starci, ma negare il rendimento di Martinez in campo è da folli.

La tiritera sui mesi in cui scompare è onestamente stucchevole. Oltre ad essere il capocannoniere della Serie A, parlando in termini calcistici, Lautaro è il regista offensivo della squadra. Le sue giocate spesso danno soluzioni alternative al gioco di Inzaghi, il modo in cui sterza le difese avversarie rappresenta il vero grimaldello per aprire le chiuse e tattiche difese italiane. Nel calcio, come nella vita, ci vuole equilibrio nei giudizi.

Il timore di perdere l'uomo simbolo della squadra può giustificare questo isterismo dilagante, ma allo stesso tempo bisogna essere razionali, come in tutte le separazioni sentimentali della vita. L'Inter negli anni ha salutato tantissimi giocatori che sembravano imprescindibili. Ronaldo, Ibra, Lukaku e tanti altri. Loro sono andati via ma l'Inter è rimasta. Il vero errore è pensare che ci sono giocatori che fanno scelte di cuore. In questa fase girano i nomi di Barella, Dimarco e Bastoni, elevati al rango di “interisti veri” ma la realtà, purtroppo, è meno sentimentalista e più pragmatica: i calciatori sono dei professionisti e in quanto tali scelgono di seguire la logica economica rispetto a quella del cuore. Fin qui niente di nuovo. Ma allora perché questo isterismo assordante? Per paura di perdere un giocatore fondamentale? Ricorda coloro che parlano male del proprio partner quando vengono lasciati. Disprezzare qualcuno che ci lascia solo perché in realtà ci si sente legati a quella persona. La logica del disprezzo per qualcuno che diventa inarrivabile. 

La questione in realtà è molto semplice, dovessero essere vere le cifre esorbitanti richieste da Lautaro, le strade tra lui e l'Inter si separerebbero qui. Il dubbio è uno solo, c'è già un'altra squadra alle spalle, o semplicemente Lautaro sta facendo di tutto per puntare al massimo ingaggio percepibile in nerazzurro? Ad oggi è difficile capire la situazione. Ma l'ambiente nerazzurro farebbe bene a congelare i giudizi sull'uomo e sul calciatore.  

Nessuno sa con certezza quale sarà il futuro di Lautaro, al momento l'unica persona imprescindibile per l'Inter si chiama Beppe Marotta. Finché c'è Beppe c'è speranza, parafrasando il celebre film con Alberto Sordi, che proprio di continue richieste economiche di una famiglia parla. La necessità di sputare veleno su calciatori che “tradiscono” lasciamola ai tifosi delle altre squadre. Noi continuiamo a bearci della seconda stella e di una squadra che regala emozioni forti, continuiamo a vedere con fiducia al futuro nerazzurro. Perché ormai, l'avete capito, i giocatori partono, ma l'Inter è per sempre.

 

A dire il vero, però, ci ha pensato lo stesso capitano nerazzurro a mettere a tacere ogni voce accettando la proposta dell'Inter e decidendosi di legare il proprio futuro al nerazzurro sino al 2029. La notizia del rinnovo è giunta proprio nella giornata di oggi dopo che il clima attorno all'Inter era stato volutamente reso difficile da chi ama sguazzare in queste situazioni. Purtroppo per loro, però, il gioco è già bello che finito e a breve Lautaro Martinez si presenterà in sede per porre il suo autografo sul contratto che lo legherà ancora per molto tempo all'Inter.


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