Partite del genere sono difficili da razionalizzare, di certo entrambe le squadre hanno preparato la partita nei minimi dettagli e gli effetti in campo si sentono e si vedono, ma è anche vero che entrambe sono mosse da quel qualcosa in più che non è spiegabile in fatti.

Da un lato l'Inter che con il campionato in tasca e l'uscita dalla coppa Italia deve vincere per continuare a dare un senso alla sua già grande stagione; dall'altro l'Atletico che lotta per non rendere l'annata fallimentare, visto il posto in Champions a rischio.

I Colchoneros arrivano davanti ai propri tifosi con la voglia di spaccare il mondo come sempre forti del loro score quasi impeccabile in partite casalinghe: nel bilancio ci sono anche due risultati utili portati a casa contro il Real Madrid. 

Come anche sottolineato da Inzaghi, l'unica sconfitta, immeritata, è arrivata in coppa del Re contro l'Athletic Bilbao.

Basta questo per far capire la difficoltà e l'importanza del match: l'Inter ha la possibilità di far vedere al mondo che c'è anche lei per questa Champions e se la giocherà con tutte.

Ovviamente i due allenatori schierano le loro due migliori formazioni per l'occasione, con Inzaghi che sceglie De Vrij al posto di Acerbi probabilmente per una questione di forma fisica.

Le formazioni ufficiali.

La scelta di Dumfries al posto di Darmian ci da un'indicazione chiara: il tecnico vuole vincerla e non speculare sul gol di vantaggio, sfruttando le doti atletiche di Dumfries soprattutto in situazioni di transizione.

Da subito si capisce che intenzioni ha l'Atletico, che forte del suo pubblico rumorosissimo parte con un pressing logorante che non da possibilità all'Inter di ragionare più di tanto in palleggio.

Ma i Nerazzurri lo immaginavano, ovviamente, ed avevano già un piano per eludere la loro aggressività ed attaccare la porta come piace a loro, ovvero in maniera dinamica.

La loro pressione infatti era uomo su uomo, come all'andata, questo faceva si che l'Inter allargasse di molto la propria struttura, allargando i braccetti per costruire centralmente.

Tanto spazio per andare diretti su Lautaro.

La prima costruzione era sempre un 4+2 con Barella che si abbassava molto, ogni volta che la palla usciva dai piedi di Sommer per un passaggio corto il marcatore del ricevitore (che la ritornava a Sommer spesso) allungava poi la corsa per disturbare il portiere e costringerlo al rinvio lungo.

Soluzione voluta da entrambe le parti: se l'attaccante, sul lancio, vince il duello col difensore allora può trovare il centrocampista dietro le prime due linee di pressione avversarie.

A questo proposito Simeone si è fidato ciecamente sei suoi difensori centrali lasciandoli spesso isolati con Lautaro e Thuram.

Tra le cose che sono mancate nella partita c'è sicuramente una gestione del pallone più oculata e conservativa delle punte, con Thuram in particolare che ha faticato a tenere su la squadra quando richiesto.

Il discorso è simile anche in fase di sviluppo, con Calhanoglu che si abbassava sempre sulla linea dei difensori permettendo ai braccetti di stare larghi.

L'Atletico affrontava questa struttura con un blocco medio e non basso come siamo abituati a vedere ed un 5-4-1 volto a coprire le catene laterali.

Altro aspetto mancato: gli smarcamenti in profondità di Thuram. l'Inter attacca spesso i blocchi medi con i suoi scatti, quasi mai trovati mercoledì sera.

La pressione in questo caso non era uomo contro uomo, gli esterni andavano sui braccetti ma se la palla tornava dai centrali allungavano la corsa per pressarli.

L'Inter voleva sfruttare questa loro intensità tornando da Sommer tramite retropassaggi attirando la loro pressione, per sfilacciare la squadre ed attaccare centralmente in modo dinamico.

Quando l'Inter trovava spazio per imbucare i centrocampisti seguivano la palla per raddoppiare le punte ed aiutare i difensori.

Vie centrali che ad inizio partita non sono state sfruttate a dovere, anche per mancanza di coraggio nel rischiare passaggi che tagliavano le linee di pressione soprattutto da parte di De Vrij, molto indeciso ed impreciso col pallone tra i piedi.

Da notare Lautaro che si sbraccia per dire di effettuare il passaggio, che non arriverà

Lo spazio all'interno del campo veniva anche creato tramite il giropalla a sinistra.

Se l'Inter giocava a destra infatti Mkhitaryan si alzava così Koke poteva andare su Barella con De Paul su Calha.

A sinistra invece De Paul si occupava di Mkhitaryan e Koke di Calhanoglu, lasciando spazio per andare da Barella, a quel punto era Hermoso ad uscire sulla mezzala.

Anche in questo caso si può notare quanto Simeone abbia impostato la partita su duelli individuali.

Sia in costruzione..
…che in fase di sviluppo, qui Calhanoglu ha la diagonale verso Barella, su cui esce Hermoso.

Il Cholo ha cercato di limitare le catene laterali dell'Inter in maniera quasi maniacale.

Infatti quando il braccetto si allargava con conseguente accentramento del quinto gli esterni Griezmann e Llorente si abbassavano, lasciando i soli Morata De Paul e Koke a combattere in mezzo al campo.

Una strategia estrema che non aveva adottato nessuno quest'anno contro i nerazzurri.

Tuttavia bastava anche solo un piccolo errore in pressione e l'ampiezza dell'Inter diventava letale, proprio come nell'azione del gol che sblocca la gara.

Llorente infatti esce su De Vrij frettolosamente, lasciando Bastoni libero alle sue spalle. 

Uno smarcamento in profondità di Barella permette poi l'attacco della linea, con la mezzala che fortunatamente si intende con Dimarco, che attacca l'area e sigla l'1-0.

I Colchoneros, dal canto loro, hanno creato più occasioni grazie alla loro feroce riaggressione o in transizione che da azione manovrata.

Sono infatti una squadra che cerca molto le vie centrali e le combinazioni nello stretto che però non hanno trovato contro i Nerazzurri, che chiudendosi nel blocco basso spesso li costringevano a crossare.

Morata però non è propriamente un uomo d'area, permettendo all'Inter di fare buona guardia dell'area di rigore su quelle situazioni.

In costruzione si poteva notare la solita asimmetria dettata dal fatto che, con Molina che si abbassava, nessuno occupa l'ampiezza a destra.

Barella usciva su Hermoso con Dumfries bloccato su Lino e Pavard a uomo su Griezmann. Molina veniva raggiunto grazie ai cambi gioco, a quel punto Llorente si buttava dentro in profondità.

Molina era sempre l'uomo da raggiungere vista la mole di giocatori che l'Atletico portava sulla sinistra, l'Inter faceva infatti densità su quel lato del campo lasciando il quinto argentino libero in ampiezza, che però veniva raggiunto spesso.

Il pressing dell'Inter non è stato molto efficace e non è quasi mai riuscito nell'intento di recuperare palloni in zone avanzate.

La quantità di uomini con cui attaccavano i padroni di casa è stato spesso motivo di pericolo per entrambe le squadre, per i Nerazzurri perché dovevano difendere l'area con tanti giocatori, per gli spagnoli perché lasciavano scoperte tante zone di campo, soprattutto le fasce, nel caso la riaggressione una volta perso il pallone venisse superata.

In particolare Lino era il punto debole sotto questo aspetto.

L'esterno brasiliano è sempre proiettato in avanti e non ha molto a cuore la fase difensiva, così in situazioni di palla contesa tende sempre ad avanzare la posizione per ricevere.

Dumfries lo sapeva ed infatti si smarcava preventivamente, trovando poi tanto spazio da attaccare: così nasce la prima occasione, poi sprecata, della squadra di Inzaghi.

A far cadere l'Inter alla fine sarà il suo amato blocco basso con cui ha fatto impazzire tante squadre.

I cambi di Inzaghi infatti, che ha comprensibilmente deciso di mettere stazza in area con Acerbi e Bisseck per l'assedio finale spagnolo, hanno conferito alla squadra un atteggiamento passivo dando anche più coraggio alla squadra del Cholo.

I due gol dell'Atletico nascono infatti da due disattenzioni che possono esserci se abbassi il baricentro.

Nell'occasione del primo è Pavard a sbagliare svirgolando l'intervento e permettendo al passaggio senza troppe pretese di Koke ad arrivare sui piedi di Griezmann.

Nel secondo, decisivo, è invece Acerbi a commettere l'errore.

Il pallone è sulla destra, la linea segue ma lui no forse facendosi attirare da Correa e lasciando una voragine tra sé e De Vrij, attaccata con intelligenza da Depay bravo a proteggere palla tirare all'angolino.

Alla fine di questi 90 minuti i padroni di casa inevitabilmente calano a livello fisico e lasciano tanto campo all'Inter, che per un misto di poca lucidità e poco talento offensivo rimasto i campo non riesce ad andare in vantaggio, anzi rischia più volte di cadere in contropiede.

A quel punto la qualità dei rigoristi ha fatto la differenza, a questo proposito (ma non solo, poteva essere utile anche ai supplementari) è mancato Arnautovic, ma anche Asllani che sulla carta è un ottimo tiratore.

La delusione dopo l'eliminazione è tanta, anche perché quest'anno i nerazzurri avevano tutte le carte in regola per dare fastidio a tutte le avversarie rimaste nella competizione, partendo sfavorita solo contro Real Madrid e Manchester City, anche perché con il campionato già indirizzato c'era la possibilità di preparare bene le singole partite.

Questo però non deve distrarre dalla grande stagione che Inzaghi ed i suoi ragazzi stanno disputando, a questo punto si spera che Lautaro e compagni non subiscano troppo il contraccolpo psicologico, che sarebbe comprensibile, e decidano di puntare magari a fare il record di punti in campionato, obiettivo ancora raggiungibile seppur molto difficile.

Quel che è certo è che, se Inzaghi ci ha convinti di essere così favoriti contro una squadra forte ed esperta come l'Atletico, la strada è quella giusta e si può sperare in una competitività costante nel futuro se si continua su questa squadra.


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