Storia si doveva fare e storia si è fatta.

Solo una squadra, fino a ieri sera, era riuscita a vincere la Supercoppa Italiana per tre volte di fila, e nessun allenatore era mai arrivato a vincerne 5 nella propria carriera.

Inzaghi riesce nell'impresa di rompere questi due record dimostrando per l'ennesima volta di essere un animale da competizioni a gara secca.

Per farlo si è dovuto confrontare con Mazzarri ed il suo Napoli, che arrivava da un'ottima vittoria per 3-0 contro la Fiorentina, forte del cambio modulo e di una nuova retroguardia a 5, con un atteggiamento più remissivo rispetto a quello che ci ha fatto vedere il Napoli in questi anni.

Il risultato non gli ha dato ragione perché i partenopei escono sconfitti dalla sfida, ma la prestazione non è da buttare soprattutto in fase di non possesso, questo fino a quando sono stati in grado di potersela giocare ad armi pari, fino all'espulsione ingenua di Simeone.

Entrambi i tecnici non sorprendono con le formazioni, eccezion fatta per la mossa Zerbin, schierato in campo a destra al posto di Mario Ruiz dopo la doppietta in semifinale.

Lato Inter Bastoni stava poco bene, Inzaghi ha scelto di sostituirlo con Acerbi.

Le formazioni ufficiali.

L'approccio alla partita del Napoli è stato molto interessante: ha lasciato il pallino del gioco ai Nerazzurri con una fase di non possesso caratterizzata da una pressione uomo su uomo, in particolare Cajuste era fisso su Barella, Kvaratskhelia su Pavard e Simeone su De Vrij, con i quinti sui quinti.

Gli altri giocatori ruotavano a seconda della fase di pressing, ma sempre con riferimenti sull'uomo.

In prima pressione infatti Politano usciva su Acerbi e Lobotka su Calhanoglu, con l'Inter che costruiva con un 4+1 o 4+2, con Pavard e Dimarco larghi.

Chiari gli accoppiamenti.

Su Mkhitaryan usciva spesso Di Lorenzo, che rompeva la linea seguendolo anche in zone avanzate.

In fase di sviluppo dell'Inter invece il Napoli si disponeva con un 5-4-1 ed un blocco medio/alto, ma gli accoppiamenti erano diversi.

Politano infatti era in marcatura fisso su Calhanoglu e Lobotka su Mkhitaryan, con Cajuste che rimaneva su Barella.

Mazzarri lasciava libertà di impostare ai centrali dell'Inter, soprattutto non era molto preoccupato da Acerbi, che non aveva un marcatore fisso.

Quando il giropalla andava su di lui ad uscire era Lobotka che mollava Mkhitaryan, su cui usciva un difensore.

Da notare Cajuste, che seguiva Barella anche se andava in linea con gli attaccanti.

Qui è Rrahmani, ma solitamente rompeva la linea Di Lorenzo.

Questa poca attenzione dedicata ad Acerbi è stata tra i più grandi limiti per i Nerazzurri.

Il difensore infatti ha sostituito Bastoni, ma per caratteristiche limita troppo la fase di possesso interista, sia per doti tecniche (non ha il lancio lungo di Bastoni, che è una minaccia per tutti gli avversari) che per doti atletiche, senza dimenticare quelle attitudinali.

Purtroppo il centrale non ha gli istinti offensivi del compagno, e questo si è visto tante volte.

Ad esempio la rotazione che porta Dimarco verso il centro ed il braccetto largo in fascia è stata totalmente inefficace, qualche volta è proprio mancata per lentezza nei movimenti.

Acerbi comincia a muoversi ma è in ritardo, infatti Barella sbraccia vistosamente.

Da un lato lui, dall'altro Darmian, che si conferma un altro limite offensivo per l'Inter quando schierato da quinto.

Non è la prima volta in cui Inzaghi li schiera insieme in quelle posizioni, ed ogni volta la fase di possesso è molto meno fluida ed incisiva.

Come sempre contro le linee difensive alte i Nerazzurri cercano molto Thuram in profondità con lanci dalle retrovie, soprattutto quando Di Lorenzo rompeva la linea lasciando spazio per inserirsi.

Azione che però purtroppo non ha mai dato i frutti sperati.

Il blocco basso allestito da Mazzarri era ben organizzato e poche volte ha dato modo agli avversari di incidere.

Qualche rischio in più se l'è preso in fase di pressing alto, con l'Inter che quando cominciava a costruire in modo fluido riusciva a confondere le marcature dei partenopei, ecco un esempio.

L'Inter non trova spazi e torna indietro da Sommer con Barella, che rimane lì marcato come sempre da Cajuste. Uno scambio a centrocampo ha portato Politano e Simeone a scambiarsi De Vrij e Calha, con Pavard, seguito da Kvara, che comincia a tornare sulla destra dopo una conduzione verso il centro del campo.
Kvara molla Pavard che va in posizione avanzata, se lo prende Simeone per un momento, poi relega la marcatura a Mazzocchi e va su Darmian largo.
L'Inter apre così le maglie avversarie e Sommer può andare diretto sulla punta che con una combinazione con Calhanoglu fa risalire il campo velocemente.

Tralasciando queste belle uscite palla però l'Inter ha costruito molte meno occasioni da gol del solito, complice anche una scarsa attenzione e precisione nei cross.

Ha sicuramente aiutato l'espulsione di Simeone che ha portato Mazzarri a difendersi praticamente con un 5-4-0 consegnandosi all'avversario pur difendendo bene l'area, ma senza costruire più nulla, comprensibilmente.

Anche prima di rimanere in inferiorità numerica però i partenopei avevano spaventato poco la retroguardia interista, i migliori presupposti per segnare li hanno creati in transizione cercando spesso Kvaratskhelia.

In costruzione Mazzarri non ha abbandonato il classico 4+1, Lobotka perno con Di Lorenzo e Mazzocchi larghi.

Costruzione che era caratterizzata da tanti cambi gioco tra braccetti o tra terzini, per velocizzare la manovra e fraseggiare di meno, muovendo la pressione dei Nerazzurri.

Pavard saliva su Cajuste.

Interessante l'asimmetria del Napoli in fase di costruzione.

Considerando il modulo di base il fatto che fosse il braccetto destro ad allargarsi (Di Lorenzo) ha costretto l'Inter a fare delle scelte inusuali in fase di non possesso, con Mkhitaryan che saliva sul terzino (solitamente lo fa Dimarco in prima pressione) e Barella sul vertice basso.

Questo perché Zerbin non si abbassava in costruzione, e la presenza di due giocatori di fascia (Zerbin appunto e Politano) costringeva Inzaghi a tenere Dimarco basso copertura.

Dall'altra parte c'era solo Kvara come giocatore di fascia marcato da Pavard.

In fase di sviluppo invece il Napoli rimaneva a 3 dietro con Di Lorenzo poco coinvolto, a dare l'ampiezza erano i quinti con Kvara e Politano (soprattutto il secondo) più stretti a ricevere.

Quando dovevano attaccare la linea invece Politano stava più largo, con Zerbin che andava ad occupare l'area.

Come detto l'Inter non ha molto sofferto in fase di non possesso, ma se il braccetto avversario si sganciava (maggiormente Juan Jesus) rischiava spesso di rimanere in inferiorità numerica.

Inoltre la costruzione ibrida del Napoli ha fatto sbagliare qualche uscita in pressing di troppo, con Barella e Thuram che sono andati sullo stesso uomo più di una volta.

Il Napoli, comunque, non ha mai sfruttato queste situazioni.

Innegabilmente l'espulsione ha indirizzato la gara, che aveva tutti i presupposti per diventare più aperta man mano che ci si avvicinava la fine.

Negli ultimi minuti Inzaghi è andato in modalità full attack inserendo Sanchez ed Arnautovic, col Cileno dietro le due punte utilissimo per imbucare nello stretto.

Alla fine è il solito Lautaro a consegnare il primo (e speriamo non ultimo) trofeo stagionale ad Inzaghi, che conferma un feeling pazzesco con la competizione.

Vittoria che purtroppo lascia qualche strascico però.

Oltre a Calhanoglu infatti mancherà all'appello per la trasferta di Firenze anche Barella, che diffidato ha rimediato un'ammonizione per proteste.

L'Inter si presenterà al Franchi per ricominciare la corsa con la Juve con un centrocampo inedito: Mkhitaryan Asllani e Frattesi.

Ora più che mai, come ampiamente anticipato in passato, servirà il supporto delle seconde linee per affrontare un calendario che comincia a farsi caldissimo.

E' bene che i giocatori archivino il prima possibile questa bella parentesi saudita per avere gli occhi sul grande obiettivo di quest'anno: la seconda stella.


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