Lautaro Martinez ha segnato questa notte (alla faccia di quei giornalisti che dicevano fosse a rischio addirittura per Lazio Inter di sabato 16 ottobre) la rete del 3-0 definitivo della sua Argentina contro l'Uruguay con un comodo tap in dopo un suggerimento perfetto di De Paul.

Per “El Toro” è la quinta rete nelle ultime otto uscite con la sua nazionale con la quale, tra l'altro, ha vinto l'ultima edizione della Coppa America giocandola da titolare. Lautaro ha iniziato la stagione sulla falsa riga di come aveva finito la scorsa: segnando a raffica e continuando la sua crescita.

Per il “10” nerazzurro è stata un'estate significativa, non solo la vittoria con la propria nazionale, ma anche l'addio di Lukaku, partner d'attacco perfetto per un giocatore come lui. Il belga è stato fondamentale in queste due stagioni per il processo di crescita del “toro” che, con lui, ha imparato a vincere e diventare protagonista nei momenti più importanti. Questa stagione per Lautaro Martinez è quella della consacrazione. Deve dimostrare di saper essere leader e non solo il secondo violino di una squadra vincente.

L'inizio è convincente. Cinque reti in sei partite giocate con la maglia nerazzurra e due in tre con la maglia dell'Argentina. Bottino degno di chi studia per diventare un campione, proprio come Lauti.

Ma c'è di più. Lautaro Martinez si è sempre distinto per un carattere duro e puramente sudamericano. E' un giocatore che non demorde mai e che non tira mai indietro la gamba, e anzi in alcuni frangenti farebbe meglio a gestire la sua ira, visti i tanti cartellini gialli rimediati e assolutamente evitabili.

Dietro il “Lautaro giocatore”, però, c'è anche il “Lautaro uomo”. Nonostante la carta d'identità reciti 22 agosto 1997, Lautaro Martinez è padre di una bimba, ha lasciato la propria terra - e per i sudamericani questo vale molto di più che per chiunque altro - molto giovane e già con un'investitura importante. D'altronde se il tuo primo club europeo si chiama Inter e ti manda un certo Diego Alberto Milito significa che tu non sei uno qualsiasi. Ci vogliono attributi (huevos per dirla in sudamericano) non da poco per reggere la pressione, specialmente se nel tuo primo anno in Europa l'attaccante titolare e capitano abdica lasciandoti da solo a gestire il peso del reparto offensivo. Nulla di particolarmente impegnativo per Lautaro Martinez, che si mette in mostra caricandosi sulle spalle l'Inter e dimostrando di valere una maglia pesante come la “10” nerazzurra.

Ma dietro a tutto questo c'è sempre il solito ragazzo che è anche capace di emozionarsi e parlare da uomo di famiglia, proprio come è accaduto questa notte quando è stato immortalato dalle telecamere in lacrime. “Le lacrime sono per mia figlia, la mia famiglia, che oggi era presente allo stadio, più che altro per questo. È sacrificio, mettere da parte tante cose che sono riaffiorate nella mente. Ecco perché c’è stata l’emozione, per la mia famiglia, che mi accompagna sempre e a cui sarà grato per tutta la vita”. Parole belle, sincere ed emozionanti, pronunciate da un giocatore inserito nella lista dei 30 che si contenderanno il pallone d'oro, campione d'Italia e campione del Sudamerica, il tutto - come se non bastasse - a 24 anni.

Dale Toro, te dejamos jugar.


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