Ce ne ha messo di tempo ma finalmente eccolo qua: Arturo Vidal è ritornato e lo ha fatto con - il suo - stile. Lo stile di un guerriero, quale è.

Sono ormai un lontano ricordo le prestazioni opache e deludenti del cileno tenute la scorsa stagione, sostituite, a forza di determinazione e grinta, da grandi prestazioni nelle prime due gare di campionato.

Nel primo match contro il Genoa, Vidal entra in campo a partita in corso, e nel giro di 20 minuti, oltre ad un gran lavoro fatto di corsa, incursioni e aiuto alla squadra in ciascuna fase di gioco, mette a segno una rete e un assist. Insomma, una partita di gran livello nonché la sua miglior partita in nerazzurro sino ad ora.

Nel secondo, quello giocato ieir sera al 'Bentegodi' contro l'Hellas Verona, è lui a riaccendere il gioco dei nerazzurri. Con intelligenza capisce cosa è giusto fare in ogni determinato momento: quando c'è da accellerare, accellera; quando c'è farsi trovare, si fa trovare; quando c'è da aiutare, aiuta; quando c'è da creare, crea un lancio perfetto che propizia il gol di Correa a seguito del cross di Darmian.

Il tutto in 25 minuti. 25 minuti?! Sì, 25 minuti. Ma è forse questo il segreto per farlo brillare. E colui che ce lo ha svelato è Simone Inzaghi. Il tecnico nerazzurro ha capito che la dimensione ideale di Arturo è quella dell'ultimo spezzone di partita. Resa ancor più perfetta grazie alle buone parole del mister spese nei suoi confronti che alla fiducia in sé stessi non guasta mai.

Ma merito pure di Vidal. In un anno pressoché disastroso, lui non si è mai abbattuto. Errore dopo errore, lui ha continuato lo stesso a sorridere. Quanti post d'incitamento pubblicati sui social da parte sua che sapevano di presa in giro - perché lui con i successi che fioccavano non c'entrava niente, e quando arrivavano le sconfitte, spesso, era lui il responsabile principale della malefatte - abbiamo letto. Ma non erano prese in giro, era il solo voler dire "ci sono anch'io e non mollo, combatto".

Come se non bastasse era pure finito - giustamente - nella lista degli esuberi. Rendimento e ingaggio non avevano convinto. Il destino - e un eccessivo stipendio - però ha voluto che rimanesse. E con un fendente di spada si è tagliato di dosso il cartellino di "vendesi", riprendendosi il suo spazio e il suo riscatto. Come un guerriero. Di nome e di fatto.

 

A cura di Manuel Delon


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