Da mesi in alcuni salotti televisivi si va narrando che il cammino dell'Inter sia agevolato da un calendario favorevole studiato ad arte da Giuseppe Marotta, il creatore della famigerata “Marotta League”.

Ovviamente le due cose sono false, prive di fondamento e assai stupide, nonché rappresentano un maldestro tentativo di non arrendersi davanti all'evidenza: l'Inter è forte e sul campo ha i punti che merita di avere. I nerazzurri di Inzaghi in questo inizio di 2024 non hanno ancora conosciuto un risultato diverso dalla vittoria: Verona, Monza, Lazio, Napoli, Fiorentina, Juventus e Roma. Sette partite e sette vittorie a cui si aggiunge la conquista di un trofeo come la Supercoppa italiana, conquistata in terra araba grazie alla vittoria ai danni del Napoli con la rete del capitano Lautaro Martinez nei minuti di recupero.

Ciò che però fa davvero la differenza sono le ultime tre partite giocate dall'Inter: trasferta a Firenze, big match contro la Juventus a San Siro con una posta in palio altissima e, per chiudere, la trasferta all'Olimpico contro la Roma dell'ex dal dente avvelenato Romelu Lukaku. Tre partite e tre vittorie ottenute tutte in maniera differente ma dov'è emersa la forza dell'Inter che si è dimostrata in grado di adattarsi - camaleontica - ad ogni situazione e ad ogni imprevisto che le si palesava dinnanzi. A Firenze mancavano Calhanoglu e Barella e veniva fischiato un rigore alquanto dubbio ai padroni di casa, il rigore del “lo sfioricchia”. Problemi? Assolutamente no, ci pensano capitan Lautaro Martinez e Sommer, il primo sbloccando la partita e il secondo chiudendo la porta a Nico Gonzalez. Contro la Juventus, invece, serve un miracoloso Szczesny a tenere in partita i bianconeri, mentre l'Inter domina dall'inizio alla fine dimostrando un divario tecnico ben più ampio di quanto non dica la fredda classifica. E poi arriva la trasferta di Roma. L'Inter è stanca e il campo, reso pesante dalla copiosa pioggia scesa incessante sulla capitale, fanno il resto. All'intervallo il punteggio recita 2-1 per i padroni di casa e molti sono in festa: il passo falso dell'Inter, tanto agognato, è alle porte. E invece no, le previsioni si sono dimostrate farlocche perché i nerazzurri la ribaltano con un secondo tempo monumentale in cui Thuram fa a fette la difesa di De Rossi, prima anticipando Mancini e poi costringendo Angelino ad una goffa autorete. Lukaku si fa ipnotizzare da un Sommer monumentale e sprofonda nel suo peggior incubo. Nel finale arriva il sigillo più bello: Bastoni crede in Arnautovic che è bravissimo a servirlo e il difensore nerazzurro corona la sua corsa sotto lo spicchio dedicato ai tifosi ospiti. Altri tre punti sono in cassaforte, a godere è solo il mondo nero blu mentre chi stava gufando è costretto a leccarsi le ferite, ancora un volta, e chissà se mai arriverà ad ammettere l'ovvio: cioè che l'Inter è davvero forte.

I nerazzurri sono in testa alla classifica dopo un trittico da far rabbrividire anche i più inguaribili ottimisti e pazienza se qualcuno, per negare il valore della Beneamata, si nasconde dietro a scuse ridicole come la “Marotta League” e il “calendario amico”, l'Inter è sola contro tutto e tutti e sta benissimo così perché alla fine l'unico a parlare è il campo, con buona pace dei pisquani.

 


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