“Cosa abbiamo in comune io e l'Inter? Che sono più le volte che abbiamo perso di quelle che abbiamo vinto, ma quando vinciamo lo facciamo con grande cuore”. Così aveva dichiarato Mauro Nespoli quest'estate, a seguito della medaglia d'argento conquistata durante le Olimpiadi di Tokyo 2020 nel tiro con l'arco, da Casa Italia. 

Nella giornata di ieri, l'atleta olimpionico è ritornato a parlare della sua Inter nell'intervista rilasciata ai colleghi di “Azzurri di Gloria”, nella quale ha spiegato come è nata e rimasta tale la sua passione per la Beneamata.

Ecco le sue parole: “La mia passione per l‘Inter è una passione di famiglia. Mio nonno materno era interista, mia mamma e mia zia sono interiste. Sono cresciuto a pane e Inter, e lo scudetto mi ha emozionato. Non posso dire di essere un tifoso di quelli che vanno allo stadio e guarda tutte le partite, e anzi di calcio capisco abbastanza poco (ride, ndr): mi piacciono le partite giocate a mille, non quelle in cui si fa melina o non si segna mai, e se mi stufo cambio canale. Lo stesso vale per la mia altra passione, la Formula 1. A me piacciono le gare movimentate: adoro i sorpassi, l’adrenalina legata alla velocità e i piloti che combattono dall’inizio alla fine per andare veloce. Sono contro la F1 moderna: quando faccio una gara di tiro con l’arco, lascio ogni briciola d’energia e sono svuotato al termine della competizione. Mentre in F1 tutto viene gestito: è come se al sottoscritto chiedessero di ottenere un limitato numero di 10 nell’arco della stagione, costringendomi poi a non fare più il massimo punteggio se per sbaglio li raggiungo nella prima gara. Non ha senso. 

Uno sport che ti impedisce di ottenere sempre il meglio possibile non è più sport. Si deve giocare per vincere, e faccio questo ragionamento anche nel calcio: chi gioca per pareggiare o difendersi non mi piace molto. L’Inter mi piace anche per la sua imprevedibilità: può vincere partite che sembrano perse o perdere partite che per qualsiasi altra squadra sarebbero vinte. A volte sembra che dimentichino come si gioca a calcio, com’è successo a me nel campionato italiano quando, a un certo punto, mi sembrava di non saper più tirare con l’arco (ride, ndr)”.


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