Dopo tante vittorie di fila ci si aspetta sempre che la “legge dei grandi numeri” faccia il suo dovere. Non si possono vincere tutte le partite e più si va avanti più l'attesa si trasforma in consapevolezza che prima o poi qualcosa andrà storto, e lo si accetta pure di buon grado.

Non è il caso dell'Inter, che dopo i 4 derby a tinte Nerazzurre da sogno del 2023 conferma il buon feeling con questa partita.

Inzaghi si trasforma in “Diavolo” e prepara una partita molto simile alle ultime stracittadine, fatta di attesa, sfruttando le debolezze dell'avversario, anche snaturandosi quanto serve.

Lo fa con la formazione più fidata, non è ancora tempo di far giocare Frattesi o Pavard, toglie anche De Vrij che tanto ha fatto bene in questo avvio una volta recuperato il fido Acerbi.

Pioli schiera i titolari arrangiandosi con Kjaer al posto dello squalificato Tomori.

Le formazioni ufficiali.

Il piano partita dell'Inter è chiaro sin da subito: aspettare gli avversari, conscio dei propri punti di forza (il blocco basso è organizzatissimo) ma soprattutto dei punti di debolezza dei Rossoneri, che faticano ad attaccare squadre che fanno difesa posizionale.

Niente pressing, una prima pressione timida senza troppe pretese, difesa a zona con pochi riferimenti sull'uomo, questo per scoraggiare la fluidità che ha mostrato il Milan nelle prime partite e non permettere a Theo, Leao ma anche Pulisic di poter attaccare la linea in modo dinamico.

La costruzione di Pioli di cui si è tanto parlato si vede già nei primi secondi, con Calabria in mezzo al campo.

3+2 con Theo e Kjaer braccetti.

Oltre a questa soluzione in fase di sviluppo, Pioli alzava anche Theo facendo abbassare Krunic tra i due centrali, probabilmente per svuotare quella zona di campo e favorire ricezioni larghe per Leao.

L'Inter non ha mosso un muscolo di fronte ai movimenti senza palla degli avversari, mantenendo marcature diverse a seconda della situazione.

Mkhitaryan e Calhanoglu si contendevano Calabria e Krunic a seconda della situazione, Dimarco fisso su Pulisic, Bastoni e Darmian aggressivi in uscita su Loftus Cheek e Reijnders, Dumfries su Leao, Barella in uscita sul braccetto di sinistra, Mkhi usciva su Loftus Cheek nel caso ricevesse largo, Thuram sul centrale e Lautaro su Kjaer.

Nelle poche occasioni in cui alzavano il baricentro Dumfries stava su Theo, Darmian su Leao e Barella su Reinders, ma è una situazione che non abbiamo visto tante volte.

Le soluzioni in costruzione del Milan per quanto moderne però sono sembrate fine a se stesse a volte: Calabria non ha la qualità necessaria per essere un fattore in quella posizione, poteva servire per favorire le ricezioni di Pulisic, che però giocando a destra vedeva limitato il suo piede forte, non potendo mai puntare Dimarco.

Stesso discorso a sinistra, con Theo che si accentrava in momenti che non lo richiedevano.

Il marcatore di Theo (Barella) è lontano e non è interessato a lui in questo momento né l'Inter sta facendo pressione sulla palla, perché accentrarsi?
Adesso il centrocampo è saturo e Calha può disturbare due linee di passaggio, Barella può andare su Reijnders senza far staccare Darmian dalla linea.
Anche qui Theo si accentra ma il Milan continua ad andare a destra, rendendo quel movimento inutile. Leao chiede palla in continuazione sbracciando visibilmente.

Inter che anche grazie a questi movimenti riusciva a chiudere in maniera ottimale le vie centrali.

Classico 5-3-2.

Unica volta in cui non è riuscita in questo intento il Milan ha avuto l'occasione più grande del primo tempo con Theo Hernandez.

Qui Calha non accorcia a sufficienza sulla palla permettendo l'inserimento facile di Theo che poi andrà al tiro.

Ad ogni modo, una volta che la palla andava per vie laterali i Nerazzurri cercavano di fare densità sul lato della palla ed ingabbiare il portatore, per farlo però permettevano ad alcuni giocatori del Milan di salire sul lato debole e provare il tiro dal limite se il pallone arrivava.

Loftus Cheek ingabbiato, ma basta un dribbling per rompere la pressione e servire Calabria che è in posizione favorevole di tiro.

Il Milan poteva anche sfruttare meglio le diagonali lunghe dell'Inter, spesso infatti c'era molto spazio d'inserimento tra il braccetto sul lato forte della palla ed Acerbi, ma quasi mai i Rossoneri si sono infilati.

Dal canto suo l'Inter in fase di possesso ha giocato il suo solito derby: poche soluzioni in costruzione, ma semplicemente perché non ne servivano.

Gli avversari infatti da sempre pressano uomo su uomo e nel farlo coprono molto bene il campo in ampiezza, ma così facendo lasciano sempre i difensori in pericolosi 2v2 con gli attaccanti.

Sono situazioni che abbiamo visto davvero mille volte negli ultimi anni con Pioli in panchina, anche quando c'era Conte. 

Il pressing aggressivo dei Rossoneri permette all'Inter di non curarsi del fraseggio in difesa lanciando spessissimo per Thuram/Lautaro, che hanno tantissimo spazio per stoppare la palla e servire i centrocampisti che si inseriscono.

Unica rotazione in fase di costruzione è il solito scambio di posizioni tra Calhanoglu ed Acerbi.

E' proprio così che Thuram segna il primo gol: tanto spazio tra difesa a centrocampo tra gli avversari, palla per il francese che ha l'1v1 con Thiaw, a quel punto “basta” vincere il duello per poter attaccare la linea.

Qui si vede meglio, Bastoni ha fatto questo lancio su Thuram tante volte, ed il francese ha sempre fatto un ottimo lavoro di raccordo.

Tuttavia la chiave di questa partita è stata la brutta gestione delle marcature preventive da parte del Milan.

A partire dal secondo gol, dove Kjaer è si su Lautaro ma non è abbastanza scaltro per fare fallo e non far lanciare l'azione di contropiede dell'Inter.

Thuram comincia già a smarcarsi, Theo un po' in ritardo qui sulla copertura.

Va detto che comunque qui i Nerazzurri tra il gran lancio di Lautaro ed il bellissimo tiro di Thuram fanno un gol dalla bellezza abbacinante e la retroguardia milanista ha le sue attenuanti.

Ma ci sono state altre occasioni in cui i ragazzi di Inzaghi sono ripartiti troppo facilmente e senza che gli avversari opponessero grande resistenza.

In particolare la posizione accentrata di Calabria in fase di possesso ha permesso a Dimarco, Mkhitaryan, Lautaro e Thuram di trovare grandi praterie in ripartenza in quella zona di campo.

Theo si avventura in mezzo al campo ma sta per chiudersi da solo, già qui Calabria dovrebbe attaccare Lautaro che invece comincia a muoversi verso la palla per favorire la ricezione. Dall'altra parte (in alto) Reijnders dovea stringere la posizione.
Quel che ne viene fuori è tutto lo spazio del mondo per Dimarco di attaccare lo spazio che dovrebbe essere di Calabria, e Reijnders che non riesce a recuperare per impedire il 3v2 avversario in area.

Nell'occasione del terzo gol si vede anche meglio.

In sostanza abbiamo visto uno dei tanti suicidi tattici di Pioli nei derby: dopo l'1-0 l'Inter ha fatto la partita che voleva, a volte magari schiacciandosi troppo in area ma senza rischiare granché, anche il gol del Milan nasce da un errore di Acerbi che non accorcia su Giroud permettendogli di mettere una gran palla per Leao, con Darmian che non stringe a sufficienza la posizione.

Lì il Milan ha sicuramente trovato più motivazione ma è durata il giusto, Inzaghi sapeva che tasti toccare per fare male agli avversari e ha chiuso la partita pochi minuti dopo, anche grazie all'ormai solito ottimo ingresso delle seconde linee, che hanno dato tantissima intensità sin dal primo minuto in cui sono entrati in campo.

Una vittoria che dà grande motivazione e consapevolezza dei propri mezzi in vista dell'impegno europeo con la Real Sociedad, avversario di ottima caratura da non sottovalutare, impareremo a conoscerlo meglio nei prossimi giorni.

 

 


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