Analisi tattica Inter Lazio: Finale meritata dai nerazzurri
A Riyadh si gioca la Supercoppa Italiana con una formula inedita: l'Inter se l'è dovuta vedere con la Lazio di Sarri per guadagnare la finale.
Inzaghi e la Supercoppa: un classico intramontabile.
Il tecnico interista si conferma un animale da partita secca e mette in campo una squadra che domina la Lazio dal primo all'ultimo minuto. I biancocelesti venivano da un buon filotto di risultati che li ha proiettati, dopo un inizio di stagione insoddisfacente, in zona Champions, in posizioni di classifica che sicuramente appartengono di più ai valori in campo che possono mettere.
Oltretutto Sarri è sempre stato un avversario scomodo per i nerazzurri, infatti anche quest'anno nella partita di campionato all'Olimpico Inzaghi ha avuto bisogno di un regalo di Marusic per sbloccare il risultato. C'erano dunque le premesse per vedere una partita in cui la Lazio era sì sfavorita, ma avrebbe potuto dare del filo da torcere.
Per riuscire nell'intento Sarri schiera Pedro dato il forfait di Zaccagni, confermando più o meno i soliti titolari (compreso Immobile dato l'altro infortunio nel reparto offensivo, quello di Castellanos).
Inzaghi risponde con i titolarissimi, con Darmian al posto di Dumfries apparentemente ancora acciaccato.
Come contro il Monza l'Inter parte fortissimo, con un baricentro alto e la voglia di aggredire gli avversari sin dal fischio iniziale.
Si nota da subito la chiave della partita come ammesso dagli stessi giocatori interisti nelle interviste post-gara: cercare l'ampiezza ed allargare le maglie avversari.
Soprattutto per una squadra come quella di Sarri, che ha una pressione alta abbastanza macchinosa con tutte le rotazioni da fare e con una linea difensiva che si muove di reparto, può risultare molto difficoltoso aggredire giocatori che sfruttano ogni centimetro di campo per farsi attaccare, costringendo poi i biancocelesti a dover coprire tanto campo in pressione. Se poi ci aggiungiamo che i nerazzurri hanno una fase di costruzione molto fluida ecco che le difficoltà della Lazio si moltiplicano.
La squadra di Inzaghi infatti ha costruito pochissimo con la solita struttura (3+1) favorendo più costruzioni a 4 (con uno o de centrocampisti a supporto), abbassando o Calhanoglu o un quinto facendo fare al braccetto opposto il terzino.
Costruendo a 4 l'Inter ha provocato spesso ambiguità nelle rotazioni della Lazio: Vecino e Guendouzi dovevano uscire sui braccetti ma anche coprire la traccia verso le mezzali quando la palla andava sul quinto.
Non sempre le mezzali di Sarri sono riuscite a fare determinate pressioni, lasciando spesso le linee di passaggio libere.
Molto meglio la Lazio quando l'Inter ha costruito in modo classico a 3, con le mezzali sui braccetti e le ali sui quinti, riproponendo la “piramide” vista nella gara d'andata in campionato.
Tuttavia Inzaghi probabilmente si è ricordato dei problemi creati da quella pressione, abbiamo visto infatti molte più costruzioni a 4 del solito.
Sempre per sfruttare l'ampiezza abbiamo visto molte sortite offensive dei braccetti, soprattutto di Bastoni che ha beneficiato degli accentramenti di Dimarco che teneva impegnato il terzino destro avversario.
Scambio di posizione visto anche in occasione del primo gol della partita.
Azione del gol che è partita proprio da un difetto strutturale della prima pressione laziale. Marusic infatti non saliva sul quinto in maniera fissa, soprattutto in prima pressione, per l'appunto.
Questo ha permesso all'Inter di sfruttare i terzini molto larghi per uscire dal pressing senza troppe difficoltà, sia con lanci diretti di Sommer sia con passaggi a muro col vertice basso.
Altro tema ricorrente nelle partite contro la Lazio di Sarri, ma in generale contro le squadre del tecnico toscano, è la facilità con cui si riescono a trovare gli attaccanti una volta usciti dal pressing.
Questo perché come detto sopra la linea difensiva biancoceleste si muove di reparto, difficilmente un difensore si prende la licenza di rompere la linea.
Lautaro e Thuram (ma soprattutto il primo) hanno avuto tempo e modo di staccarsi per ricevere in zona di rifinitura liberamente.
A quel punto sta tutto nella scelta del ricevitore, ma fortunatamente l'argentino capitano dell'Inter è cresciuto tantissimo sotto questo aspetto, riuscendo a trovare spesso i quinti in corsa.
Ultimo aspetto da sottolineare in casa Inter è la prestazione del centrocampo: quando quei tre riescono a svariare e muoversi liberamente in campo le cose si fanno infinitamente più facili per i Nerazzurri, che godono di un reparto intelligente e completo in fase di possesso.
Nelle partite in cui si avvicinano molto zona palla si ispirano e giocano nello stretto in maniera divina e con ottime combinazioni.
Lato Lazio è abbastanza preoccupante la sterilità offensiva mostrata: neanche un tiro in porta.
In costruzione un classico 4+1 con Rovella perno e Vecino che scendeva a supportare la manovra con passavi a muro verso il centrale maggiormente.
In fase di sviluppo l'ampiezza a destra era data da Felipe Anderson ed erano le mezzali ad uscire sui terzini, con i quinti che invece rimanevano dietro.
Calhanoglu andava su Rovella, vecino sfruttava la cosa per piazzarsi al centro ma non è mai stato incisivo in quella posizione.
Bastoni teneva praticamente una marcatura a uomo su Guendouzi, seguendolo fino al centrocampo.
A sinistra invece era più il terzino a dare ampiezza con Pedro spesso più accentrato e tenuto da Pavard.
Immobile, per quanto faccia vedere i segni dell'invecchiamento, è rimasta l'unica soluzione per la Lazio grazie ai suoi movimenti in profondità alle spalle della difesa, che tra l'altro l'Inter aveva sofferto anche nella partita di campionato.
Rimane però praticamente l'unico guizzo offerto dai biancocelesti, che non hanno mai impensierito davvero Sommer, tirando solo da fuori area e neanche con precisione.
Il risultato di quanto detto è una prestazione maiuscola dei nerazzurri, che sembrano aver ritrovato smalto dopo un fisiologico momento di appannamento in cui comunque avevano fatto vedere ottime cose. Partite come questa possono essere molto utili soprattutto per i giocatori che in contesti simili si divertono in campo come anche detto da Barella ai microfoni dopo il triplice fischio.
Se Inzaghi riuscirà a tenere così alto il morale ed il coinvolgimento di ogni giocatore allora ci sono ottime motivazioni per aspettarsi una vittoria in finale contro il Napoli lunedì per portare a casa il primo trofeo stagionale, con il tecnico interista che diventerebbe il primo allenatore della storia a vincere 5 volte la Supercoppa italiana.
Non sarà comunque facile ovviamente: Mazzarri è tornato con la sua difesa a 3, ha abbassato il baricentro ed i partenopei sono passati in finale con una vittoria contro la Fiorentina che può aver dato un po' di serenità all'ambiente.
Non resta che aspettare e vedere come finirà, si prospetta una partita con tanti spunti.