Inzaghi non poteva sbagliare, e non ha sbagliato. Doveva vincere , e ha vinto.

Ma non fermiamoci qui, perché i Nerazzurri hanno onorato la competizione mettendo in campo una prestazione da big. 

Non è mai facile vincere da favoriti contro squadre del livello del Benfica, ancora meno farlo in queste proporzioni, con un dominio netto dall'inizio alla fine.

I padroni di casa sapevano come farlo, conoscevano i punti deboli degli avversari e li hanno sfruttati, pur affrontando una formazione diversa da quanto ci si aspettava.

Le formazioni ufficiali.

Solitamente infatti era Aursnes quello che giocava a sinistra al posto di Bernat, forse Schmidt voleva più sostanza a centrocampo preferendolo a Joao Mario, molto più compassato e troppo leggero per la fisicità interista.

Per il resto il piano gara dei portoghesi era quello che ci si aspettava, con qualche novità di poco conto.

Una di queste era il costante movimento di Joao Neves verso la linea difensiva in fase di costruzione (sapevamo potessero farlo, ma non con questa frequenza), per attirare più avversari possibili.

Smarcamento dentrolinea, ma non solo.

Missione comunque fallita, perché paradossalmente quando veniva fatto il pressing interista addirittura migliorava e riusciva ad occupare il campo ottimamente.

Mkhitaryan può andare su Neves liberando Dimarco, ogni volta che l'Inter ha potuto essere aggressiva ne ha giovato.

Inzaghi ha infatti organizzato una partita in fase di non possesso magistrale, prendendo tutti i pregi degli avversari e portandoli a suo favore.

Ottime le rotazioni in fase di prima pressione, con Barella che si divideva tra mediano (con calha) e trequartista (con Pavard), Dumfries/Dimarco sempre molto aggressivi sul terzini o sugli esterni che scendevano e Lautaro/Thuram a schermare benissimo i centrocampisti avversari.

Lautaro occupa in maniera grandiosa la linea di passaggio verso il mediano.
Giro palla che si orienta a sinistra: Rafa Silva scende per dare una linea di passaggio in più e Barella lo segue, Lautaro scala in marcatura sul mediano.

Così facendo i lusitani non riuscivano mai ad uscire col pallone in modo pulito, anche perché l'attacco scelto da Schmidt era troppo leggero per tenere palloni contro i colossi della difesa avversaria, non erano uno sbocco sicuro.

Quando Rafa Silva scendeva a legare il gioco Aursnes (l'esterno, che solitamente si accentra molto) rimaneva molto largo, il Benfica cercava di portare più uomini possibile in costruzione.

In questi casi era Pavard ad aggredire alto, esattamente come faceva Bastoni con Di Maria.

Non solo l'ottima fase di pressing, anche la fase di riaggressione è stata incredibile, con una cattiveria ed un agonismo che abbiamo visto solo nelle migliori serate europee dell'anno scorso. Fase di recupero palla favorito anche da preventive studiate perfettamente e da una prestazione sublime del terzetto difensivo che sulla carta doveva soffrire l'agilità dell'attacco avversario, finendo invece per anticiparlo sempre.

Uno dei tantissimi recuperi alti della partita.

Nelle fasi di difesa posizionale l'Inter ha concesso poco nulla, troppo sterile l'attacco lusitano complici anche le prestazioni insipide di Di Maria e compagni.

Solito 5-3-2, il Benfica attaccava con due linee a quattro, come al solito i terzini davano ampiezza, sugli esterni erano i braccetti quelli che aggredivano.

Gran partita difensiva anche quella dei centrocampisti, che hanno riempito spesso la linea quando uno dei componenti doveva romperla per seguire il proprio uomo.

Di Maria cambia gioco per Bernat, Dumfries deve uscire e Aursnes si infila in quello spazio, Barella copre molto bene.

Alla fine l'Inter segna ( con non poca difficoltà) grazie ad una delle migliori armi difensive dei portoghesi ovvero la densità sulle fasce.

Il Benfica infatti non è mai riuscito a sviluppare l'azione centralmente, è dovuta ricorrere spesso alle fasce, zona presidiata con grande intensità dai padroni di casa.

Bernat perde palla anche per la gran pressione avversaria.
C'è tantissimo spazio per servire Dumfries e segnare grazie al 3v3 con la linea difensiva.

Fase di recupero palla che invece non ha mai funzionato per i lusitani, che hanno faticato a trovare le misure alla fluidità interista proprio come l'anno scorso.

Indicativamente Neves, Rafa Silva e Di Maria attaccavano i tre difensori dell'Inter, con Aursnes che aveva il compito di stare su Barella,  ma all'occorrenza scalava su Dumfries largo. Joao Neves andava spesso su Calha, ma Schmidt preferiva ci fosse almeno un centrocampista in copertura.

La tendenza del Benfica a non voler portare troppi uomini in pressione ha aiutato la costruzione interista che ha trovato spesso tanti varchi per risalire in campo, nonostante l'ottima partita dei centrali difensivi in marcatura anche aggressiva su Lautaro e Thuram.

Spesso bastava una semplice rotazione/smarcamento per trovare ottimi varchi in uscita palla.

Quando Acerbi riusciva a smarcarsi alle spalle così l'Inter trovava praterie: Joao Neves molla la marcatura su Calha e lo attacca, lasciando però il centrocampo in inferiorità.
Kokcu è costretto ad uscire, non c'è più la copertura per la difesa e Lautaro può ricevere palla libero, su lato debole comincia a formarsi un 3v2.

Ogni volta che i nerazzurri riuscivano ad eludere il pressing c'era sempre l'uomo ibero sul lato debole, un classico in generale per la Beneamata, ma ancora di più per il Benfica che tende ad essere una squadra molto “corta” e che porta tanti uomini lato palla.

La prima ghiotta occasione della partita nasce così.

L'inter esce nello stretto portando anche i centrali fuori dalla linea, Barella taglia per attirare il terzino e consegna a Dumfries ettari di campo da attaccare.
Addirittura 3v1 in area, Dumfries purtroppo sbaglia il cross.

La solita capacità della squadra di Inzaghi nel portare tantissimi uomini a partecipare all'azione inoltre ha permesso di dominare le fasce ance in fase di possesso, trovando sistematicamente superiorità numerica in quelle zone, soprattutto a sinistra.

Sicuramente l'infortunio di Bah ha aiutato: Araujo ha sofferto tantissimo il dinamismo di Dimarco.

1-0 dunque molto bugiardo, l'Inter crea 3.69 xG, tira 14 volte da dentro l'area, prende 2 legni e costringe Trubin a fare gli straordinari almeno tre volte.

Ciò che conta è aver trovato comunque la vittoria (ed il clean sheet) in una partita che cominciava a sembrare stregata, mettendosi in un'ottima posizione per il prosieguo del girone: la prossima partita è col Salisburgo in casa, altra gara da non sbagliare contro una squadra che analizzeremo insieme.

Intanto ci godiamo la bella prova di forza dei nerazzurri dopo l'esordio non troppo brillante con la Real Sociedad.

 

 

 

 


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