Non è un fenomeno, nemmeno un bomber e neanche l'attaccante con potenzialità enormi. Anzi, Joaquin Correa sembra quasi un fantasma sul campo. Ma non uno qualunque. Lui è proprio uno di quelli che i programmi di "attività paranormali" ci vogliono spacciare per vero, illudendoci che non sia tutto finto: per intenderci, uno che anche se non si vede, si fa sentire in una maniera o nell'altra.

Il "fantasma" Tucu - devo dire che suona bene - è rimasto intrappolato nel mondo dei vivi con lo scopo di tormentare le difese avversarie, confondendole di continuo con movimenti costanti in ognidove senza lasciargli punti di riferimento e sorpendendole in velocità unita al suo dribbling ubriacante per sfondare in profondità ma anche cavarsela in spazi stretti.

Non sembra poi chissà che ma questo fa la differenza nell'attacco nerazzurro e la manovra offensiva che ne consegue. Infatti, grazie proprio a questo lavoro - troppo sottovalutato - Correa è diventato - non prendetela male - un po' come il Brozovic del reparto offensivo: ovvero il suo farò, la sua chiave per funzionare bene.

Non è mica un caso che con lui la produzione di azioni pericolose aumenti: i centrocampisti hanno più spazio per gestire, far fluire meglio il pallone e inserirsi dietro ai difensori, mentre gli attaccanti hanno un partner che mette continuamente sotto pressione alla retroguardia avversaria, attirando la loro attenzione su di sé, e che sa anche metterli in condizioni favorevoli per segnare.

La prova inconfutabile ce la danno i numeri e le statistiche. Sapete che risultati ha ottenuto Inzaghi ogni volta che ha schierato il Tucu titolare? Ebbene, 9 vittorie su 9 partite: all-in, 100%. Questo basta e avanza per certificarne la sua importanza trasparente agli occhi di molti. Ma per ribadire il concetto, ecco altri dati: 4 gol e 1 assist - che hanno deciso l'esito di ben due gare a favore dei nerazzurri - spartiti in 743' giocati, la media di un gol ogni due partite.

Inoltre c'è da tener conto che tutto ciò lo ha fatto dovendo far fronte e lottare ai continui infortuni che lo hanno afflitto nel corso della stagione. Certo, la sua cagionevole solidità difensiva è - in teoria - un difetto dell'argentino ma non è detto che sotto questo aspetto con la giusta attenzione e la migliore preparazione atletica possa riuscire a risolvere questa - non piccola - problematica.

Chiusa questa parentesi, si può comunque sorvolare - o, restando in tema, fluttuare - su questo dettaglio e goderci la bellissima armonia che porta il Tucu nel gioco d'Inzaghi e dell'Inter e magari cominciare ad apprezzarlo un po' di più. 

 

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