Una partita folle quella andata in scena al Meazza, degna della cara vecchia pazza Inter.

La squadra di Inzaghi, dopo essere uscita con un punticino dal Marassi contro il Genoa, rischia infatti di buttare al vento la vittoria due volte, il che sarebbe stato un problema considerando che la Juventus avrebbe avuto l'opportunità di raggiungere i nerazzurri in classifica.

La giornata inizia anche bene viste le formazioni ufficiali: tornano Pavard, Dumfries ma soprattutto Lautaro Martinez, vero e proprio faro di un'Inter che nell'ultima di campionato aveva creato abbastanza poco rispetto ai suoi standard.

L'Hellas invece vede il proprio 11 titolare senza un tassello importante ovvero Filippo Tracciano, pronto a rimanere a Milano dopo la partita, ma dall'altra sponda del Naviglio.

Le formazioni ufficiali.

L'Hellas è una squadra che in questi anni ci ha abituati a pressing feroci, linea alta, marcature a uomo a tutto campo ed un'interpretazione moderna della linea a 3.

Con l'arrivo di Baroni sono passati però ad una linea a 4, tenendo però le marcature a uomo “gasperiniane” che continuano a contraddistinguerli.

Come ogni volta che l'Inter affronta un'avversaria simile, la prerogativa è sempre quella di manipolare le marcature avversarie sfruttando gli spazi che si vanno creare grazie alla fluidità.

Il Verona non ha un primo pressing feroce (non è tra le prime per PPDA) ma giocano con intensità in mezzo al campo, con i giocatori (soprattutto i centrali) molto aggressivi.

Sono infatti primi per distacco in campionato per BDP (fanno abbassare del 6.51% la precisione dei passaggi avversari).

Per questo era importante sbloccare presto la partita senza farsi prendere da facili ansie e nervosismi con l'andare avanti della partita.

L'approccio è stato ottimo: buona circolazione di palla, buona fluidità, tutti i difetti delle marcature dei veronesi sono stati exploitati.

La pressione era sempre fatta con i 4 attaccanti: esterni sui braccetti, Djuric su Acerbi e Suslov su Calhanoglu.

L'uomo in più in fase di possesso era spesso Acerbi, che grazie ai suoi smarcamenti salendo a centrocampo riusciva a farsi trovare dietro la prima linea di pressione avversaria grazie a pressioni pigre di Djuric.

Djuric allungava spesso la corsa verso Sommer ma lo faceva in maniera troppo poco intensa, il portiere trovava spesso l'uscita sull'esterno che poi serviva Acerbi che nel frattempo si liberava.

Altra pedina fondamentale della partita è stato Thuram, il francese ha fatto una partita caratterizzata da due fasi: quella da boa “alla Lukaku” e quella attaccando la linea “alla Immobile”.

Nella prima è stato fondamentale per attirare il centrale che rompeva la linea sempre forte su di lui e far salire la squadra attirando i raddoppi.

Barella e Mhkitaryan si abbassano svuotando il centrocampo ed attirando gli avversari, permettendo a Sommer di lanciare per Thuram.
Coppola lo segue e l'attaccante si fa aggredire anche da Folorunsho, arrivato per aiutare il compagno. Notare fin dove arriva Dumfries e la marcatura di Doig.
Thuram lavora bene il pallone e consegna ad Acerbi. A questo punto ci sono ben 7 giocatori dell'Hellas nella propria trequarti, Barella si apposta dietro la linea per farsi servire ed attaccare la porta.
Si crea così un 3v3 molto promettente.

Nella seconda lo è stato per allungare la difesa dei Veronesi.

La squadra di Baroni era schierata in fase di non possesso con un blocco medio, ed Inzaghi contro questa struttura cerca sempre la profondità sfruttando gli strappi del francese.

Blocco medio e notare come uno dei due difensori stesse sempre un po' più arretrato.

L'ex Monchengladbach inoltre sfruttava spesso l'uscita del terzino su Carlos Augusto per attaccare la fascia, spesso sgombra.

Proprio grazie a questa dinamica l'Inter segna il gol che sblocca la partita: Tchatchoua esce su Carlos Augusto e Duda su Mkhitaryan, queste marcature lasciano Coppola isolato con l'attaccante che fa un ottimo lavoro spalle alla porta e serve Mkhitaryan, già partito per attaccare lo spazio ed essere servito dal compagno, gran passaggio verso Lautaro che non perdona.

Coppola lasciato troppo solo.

La terza pedina importante della partita è stata Mkhitaryan, che o attirava la marcatura di Duda scendendo in costruzione oppure si faceva trovare libero sul lato debole dietro le linee di pressione, per poi smistare sulla fasce in libertà.

Lautaro si smarca, la posizione dell'armeno costringe Tchatchoua a stringere il campo lasciando Carlos Augusto solo in ampiezza.

Interessante anche il comportamento dei centrocampisti centrali avversari, che potevano anche arretrare nella linea difensiva per infoltirla soprattutto in caso di inserimenti delle mezzali dei padroni di casa.

Anche qui, però, le marcature erano molto manipolabili coi movimenti senza palla per creare spazi attaccabile dagli altri.

Sia Duda che Folorunsho non fanno filtro per marcare Barella e Mkhitaryan, c'è tanto spazio per servire Thuram.

Da segnalare anche l'ottima prestazione (in fase di possesso) di Pavard, che ha spinto molto inserendosi negli spazi senza palla, in queste partite contro le piccole è fondamentale l'apporto dei braccetti come ormai sappiamo e lui piano piano si sta integrando anche sotto quel punto di vista.

Nonostante le capacità dell'Inter nel superare le pressioni e creare potenziali occasioni da gol però difficilmente si sono tramutate in effettive palle gol (solo un tiro in porta prima del gol del pareggio dei Veronesi), questo per l'eccessiva imprecisione in zona di rifinitura ed al cross, soprattutto Carlos Augusto è stato troppo frettoloso in più occasioni, cannando l'ultimo passaggio.

In fase di non possesso l'Inter è apparsa in controllo a parte un paio di marcature individuali tappate da parte di Acerbi e Pavard, questo anche perché l'Hellas non ha una gran produzione offensiva ed utilizza molto il lancio lungo sfruttando la stazza e le doti aeree di Djuric, una soluzione che non ha mai dato grossi grattacapi ai Nerazzurri quest'anno.

Tuttavia Baroni ha messo in campo una squadra con buone rotazioni ed anche una buona fluidità, purtroppo i singoli hanno peccato di qualità in un paio di occasioni.

4+2 con Folorunsho e Duda a supporto, Barella usciva sul terzino, mentre a destra era Carlos augusto quello che pressava, con Bastoni su Ngonge.

Le punte lasciavano giocare molto i centrali avversari, consci del fatto che non erano molto dotati tecnicamente.

Se a questo aggiungiamo il fatto che, come già detto, Montipò spesso lanciava lungo, ne esce fuori che i padroni di casa non hanno imposto una gran prima pressione.

Quando il giropalla si svolgeva sulla sinistra Folorunsho poteva sganciarsi andando ad occupare la fascia dietro l'esterno (Mboula), esterno che, da entrambi i lati, si accentrava spesso senza palla.

Quando Folorunsho si smarcava così era Pavard ad uscirci.

Se invece la palla si spostava verso destra Ngonge veniva molto dentro al campo anche per favorire le sovrapposizioni di Tchatchoua, Bastoni infatti ha avuto tanto filo da torcere per contrastare il fantasista dell'Hellas.

Queste le zone di influenza dei giocatori dell'Hellas in fase di possesso, come si può notare mediamente era Tchatchoua a dare ampiezza.

Alla fine l'Hellas segna grazie ad una transizione su palla persa da Arnautovic (probabilmente viziata da un fallo) dopo che l'Inter, come suo solito, ha cercato di addormentare la partita senza più riuscire a presentarsi dalle parti di Montipò, per poi creare comunque almeno due palle gol una volta messo il turbo per riprendere la testa della corsa riuscendo a trovare in maniera fortunosa il vantaggio mantenendolo fino alla fine (in maniera altrettanto fortunosa).

Rimane, però, un eccesso di zelo che rischiava di costare caro.

Già l'anno scorso i Nerazzurri hanno buttato via un sacco di punti contro le piccole con dinamiche simili, è bene cercare di non ripetere gli stessi errori per quanto qualche partita storta, soprattutto dopo un girone d'andata di assoluta caratura, possa capitare.

Comincia bene dunque questo 2024 che all'inizio vedrà i ragazzi di Inzaghi affrontare un calendario molto complicato in cui servirà l'apporto di tutti, e mi riferisco soprattutto alle due punte di riserva, finora troppo in ombra rispetto al resto della squadra. 

Arrivato anche Buchanan, si spera che la squadra capisca che è arrivato il momento di fare sul serio.


💬 Commenti