Negli ultimi anni il legame tra il mondo social e un qualsiasi ambito della società si è ingigantito, diventando in alcuni casi il canale di riferimento principale. L'esempio più lampante è sicuramente quello dello Sport che, con i suoi eventi live, ha trovato grande sfogo su molte piattaforme, caratterizzate da una rapidità che altri canali non riescono a raggiungere. 

Non sempre però questo binomio funziona alla perfezione. Spesso, infatti, questi spazi social diventano covo per odiatori e insultatori seriali, gente che partecipa alle discussioni solo per polemizzare o insultare, rendendo inutile ogni tipo di dialogo. Questo impedisce qualsiasi tipo di interazione pulita e costruttiva, ostacolando di fatto la diffusione di una corretta ed equilibrata cultura sportiva. 

CULTURA SPORTIVA - Sembra infatti mancare, un po' diffusamente, una corretta ed equilibrata cultura sportiva, che porti a ragionare e valutare l'evento sportivo in valore assoluto piuttosto che con gli occhi del tifoso. I Social, in questo, hanno contribuito in larga parte, con il continuo bisogno di emergere dalla massa con frasi forti che creano, più che una discussione, una rissa virtuale tra due schieramenti opposti. Sfottò e atti goliardici hanno sempre fatto parte del panorama sportivo, spesso apprezzati ed applauditi se particolarmente ironici. Quindi il problema non è tanto la presa in giro dopo una sconfitta, ma i modi, come detto non sempre consoni. 

CATASTROFISMO - A non permettere la diffusione di una sana cultura sportiva però ci si mettono anche tutte quelle persone che, pur appartenendo ad una stessa “fazione”, si concentrano a criticare e demolire qualsiasi cosa, per prendersi i meriti al primo passo falso o alle prime difficoltà. Con questa loro visione offuscata dai fumi della divinazione, infatti, non riescono a discutere in maniera oggettiva, sminuendo qualsiasi tentativo di dialogo costruttivo. Succede quindi che una sconfitta dopo tante vittorie diventi l'inizio di una caduta roboante, l'inizio del catastrofismo. 

PROFESSIONISTI - Cultura sportiva che, invece, si riesce ancora a trovare in chi lo sport lo vive per professione, soprattutto coloro che il mondo dei social lo vivono poco o molto marginalmente. Basti pensare a persone come Maldini o Zanetti, sempre pacati ed educati, o gente come Marotta che, dall'alto della sua esperienza, non si lascia mai trasportare dall'emotività dei momenti. 

Si pensi, infatti, a sabato sera e agli istanti immediatamente successivi al derby. Mentre sui social infervorava la battaglia sull'arbitraggio e sugli errori di Guida, l'AD Marotta andava dall'arbitro a scusarsi per le reazioni eccessive di alcuni tesserati nerazzurri ( poi puniti dal giudice sportivo). 

Fabio di Iasio 

 

 

 


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