Eriksen, fonte: Instagram.
Eriksen, fonte: Instagram.

Eriksen e l'Inter, una storia tanto breve quanto bella. Come ha riportato stamani la Gazzetta Dello Sport, le strade fra il danese e i nerazzurri sono in procinto di separarsi.

Il responso dei medici del Coni hanno stabilito che il nerazzurro non potrà più giocare in Italia. Di conseguenza, la società e il calciatore si separeranno nei prossimi giorni con una risoluzione contrattuale.

Sapevamo che sarebbe arrivato questo giorno, ma la forte speranza di rivederlo ancora con addosso i colori del cielo e della notte lascia comunque nei cuori dei nerazzurri un senso di rimpianto. Come potrebbe essere altrimenti? con tutto ciò che c'è stato tra il popolo interista ed Eriksen. Senza contare il fatto che sarebbe stato una meraviglia vederlo giocare nell'Inter di oggi, con il mister Inzaghi alla guida.

Ma sappiamo anche che poteva andare molto peggio e pertanto si fa un sorriso, augurandosi a vicenda il meglio e cullando dentro noi stessi il bel ricordo che si è creato. E che sarà per sempre indelebile.

Una storia che più che bella è reale. Non è stato tutto rose e fiori, ma un percorso di alti e bassi - meglio dire bassi e alti in questo caso - che ha portato poi alla nascita di un rapporto unico e, soprattutto, vero.

E' partito tutto il 28 Gennaio 2020: Eriksen diventava ufficialmente un giocatore del FC Internazionale. La prima immagine che si ha di lui nei suoi nuovi panni lo ritrae affacciato ad una finestra dell'Humanitas che saluta i suoi nuovi tifosi. Con un sorriso che sa di tanta gentilezza quanta determinazione: è soddisfatto e felice di essere a Milano.

E si vede. Fa il suo debutto in Coppa Italia contro la Fiorentina a 24 minuti dal termine dell'incontro e i meneghini si riportano subito in vantaggio con Barella. Non poco dopo il danese va vicino pure al suo primo assist in nerazzurro: tocco di destro - magico - in profondità verso Lautaro che non fallisce davanti al portiere ma deve fare i conti con il guardalinee.

Poi arriva il derby della Madonnina, Inter-Milan. Di quella gara ci si ricorda senz'altro dell'incredibile rimonta di quelli che allora erano gli uomini di Conte, che da un 0-2 a favore dei rossoneri ribaltarono il match, vincendolo 4-2. Ma non solo quello: impossibile dimenticare la punizione da circa 35-40 metri dalla porta di Eriksen a pochi istanti dal suo ingresso che fece tremare la l'incrocio della traversa e i milanisti dalla paura.

Però, con l'avvento della pandemia, lo stop temporaneo del campionato e un ambientamento non ancora completato, il danese non riuscì a prendersi più spazio di quando ne avesse già, ovvero l'ultimo spezzone di partita. Anzi, più tempo passava e meno ne aveva. “Troppo diverso per il gioco di Conte”.

I mesi scorrono e scorrono. Addirittura tecnico leccese se lo fa giocare, glielo fa fare negli 2-3 minuti di gioco. Ragione o torto, di certo un gesto abbastanza irritante per chiunque lo subisca. Tranne che per Eriksen che mostra a tutti la sua qualità migliore: la professionalità che mette in ciò che ama.

E così, con il lavoro e anche una buona dose di fortuna, cioè l'infortunio di Vidal, Conte comincia a prenderlo in considerazione. Sempre in Coppa Italia, sempre contro la Fiorentina, gioca praticamente tutta la partita e in maniera molto sufficiente.

Poi, come se fosse un segno del destino, la seconda chance, si ripresenta il Milan, in Coppa Italia: il danese entra nei minuti finali e al 96' viene assegnata una punizione dal limite a favore due nerazzurri, quale verrà battuta da Eriksen e trasformata nella rete della vittoria.

Il resto è storia: da lì in poi diventerà un giocatore imprescindibile per l'Inter di Conte e, insieme ai suoi compagni, conquisterà lo scudetto.

La sua storia con l'Inter si conclude con un lieto fine ma lo avremmo voluto tutti migliore. Il 12 giugno, nella prima gara dei gironi degli Europei, tra la Danimarca e la Finlandia, il danese sviene a terra, trafitto da un malore al cuore. Per fortuna, Kjaer, i suoi compagni di squadra e i soccorritori a bordo campo riescono a rianimarlo e salvargli la vita.

Sarebbe stato bello poterlo ammirare ancora tra le mura di San Siro ma bisogna anche ritenersi fortunati di avercelo ancora qui con noi. Perché magari non indosserà più il nerazzurro materialmente, ma sicuramente lo farà nel suo cuore assieme ai suoi ricordi. Come faremo noi. Grazie di tutto, Chris e arrivederci. 


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