226 partite e 14 gol dopo, Andrea Ranocchia conclude la sua carriera in nerazzurro. Il centrale umbro lascia nel migliore dei modi, con due titoli conquistati e soprattutto con l’affetto e la gratitudine di un popolo che ne ha riconosciuto negli ultimi anni il ruolo di leader silenzioso; un professionista serio veramente attaccato alla maglia e sempre pronto a mettersi a disposizione con il massimo impegno. 
”But it’s been no bed of roses” come cantava Freddy Mercury “non è stato un letto di rose“, non è stato semplice conquistarsi l’affetto di un pubblico esigente come quello del Meazza. Nel mezzo anche stagioni complicate sia a livello personale che di squadra, con i nerazzurri che affondavano nel giro di pochi anni. Con l’Inter crollavano anche Ranocchia ed altri giocatori, travolti dalle pressioni di un momento storico complicato. 

Rano è sbarcato a Milano nel gennaio 2011 direttamente dal Bari, club in cui si era imposto agli ordini di Ventura. All’Inter è testimone diretto dello straordinario spessore tecnico e morale dei nerazzurri dell’epoca, freschi di titolo mondiale e pronti a prendersi un’altra Coppa Italia. 
Per Ranocchia è il primo trofeo in carriera, e sembra il preludio ad una traiettoria scintillante nel mondo del calcio per il difensore indicato da Materazzi come suo erede nel cuore della difesa nerazzurra. 
Quella Coppa Italia però, resterà per diverso tempo anche l’unico titolo della sua personale bacheca. Prima di tornare a vincere  bisognerà affrontare stagioni tumultuose ed avare di soddisfazioni. 
Ranocchia, che nel 2014 raccoglie anche la pesante eredità di Zanetti come nuovo capitano dell’Inter, viene travolto dai pessimi risultati della squadra, contribuendo egli stesso con prestazioni negative. 
Lascia quindi Milano per ritrovarsi, ma anche i prestiti con Hull City e Sampdoria non saranno esaltanti. 

Nell’estate 2017 rientra dunque all’Inter, in quella che appare come una situazione temporanea, giusto il tempo di trovargli una nuova sistemazione, ma Andrea cova intimamente il sogno di riprendersi l’Inter e trova in Luciano Spalletti un alleato importante. I centrali sono il nuovo acquisto Skriniar e Joao Miranda, ma c’è bisogno di un cambio e Ranocchia accetta questo ruolo pur essendo consapevole che giocherà meno. Ci sono altri modi per essere importanti in una squadra, e Rano lo sa. Lavora sodo per farsi trovare pronto quando chiamato in causa e diventa un punto di riferimento per i tifosi e per lo spogliatoio nerazzurro. 

Nella seconda parte della sua avventura milanese Ranocchia torna anche a vincere, conquistando nelle sue ultime due stagioni 1 Scudetto, 1 Supercoppa Italiana e un’altra Coppa Italia, a cui contribuisce con un gol bello quanto importante negli ottavi di finale contro l’Empoli. Per l’ultimo gol in nerazzurro era difficile scegliere un momento migliore. Gesti e titoli che danno il sapore giusto alla storia d’amore tra Ranocchia e l’Inter; una storia che solo pochi anni fa sembrava finita per sempre. Ma come dice Venditti “certi amori fanno giri immensi e poi ritornano.” Grazie di tutto Rano 


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