Una settimana, sembra passato un anno ma sono appena sette giorni. L'ambiente nerazzurro è ormai catalizzato dal nefasto calciomercato che spesso, negli ultimi anni, ha portato più delusioni che gioie. Eppure le cicatrici di Istanbul sono ancora vive sulla pelle dei tifosi nerazzurri. La mega coreografia allo stadio, il gol di Rodri e la traversa di Dimarco albergano ancora nelle menti nerazzurre. Dolore ma allo stesso tempo consapevolezza, identità e addirittura un pizzico di soddisfazione.

Essere all'altezza

Un colosso della cinematografia mondiale è sicuramente Rocky, primo capitolo della fortunata serie, che ha fruttato tre premi Oscar nel 1977. Il protagonista è un pugile dilettante ormai abituato alla mediocrità, che si ritrova a lottare, insperatamente, per il titolo di campione del mondo. Rassegnati alla mediocrità erano anche i tifosi dell'Inter, con le 12 sconfitte in campionato e la panchina di Inzaghi in bilico. Una stagione tribolata, che sembrava incanalata nel solco degli anni bui di Stramaccioni e Mazzarri. Ma il percorso in Champions cambia la storia, la squadra è in palla e grazie ad una storica vittoria nell'euroderby agguanta la finale. Prima di combattere per il titolo mondiale Rocky dice che non gli interessa la vittoria, gli basta resistere per 15 round e dimostrare al mondo e a se stesso di essere all'altezza.

Quindici round in novanta minuti

Un discorso simile deve aver afferrato il cuore di mister e i giocatori la notte prima della finale. Ci danno tutti per spacciati, ma dimostriamo al mondo intero di essere all'altezza. Dì fronte una squadra di alieni, capeggiati da un visionario del calcio che ha rivoluzionato questo sport. Una squadra che rischia di segnare una generazione fatta di cyborg come Haaland e fenomeni come De Bruyne. Dall'altra l'Inter, una squadra piena di parametri zero e giocatori in prestito o con il contratto in scadenza. Davide contro Golia, Rocky contro Apollo. E proprio come nella saga, l'Inter non va al tappeto, incassa ma non crolla, subisce e riparte. La paura a quel punto ha afferrato il cuore dei campioni e la consapevolezza quella degli sfidanti. Alla fine dei 90 minuti, o dei 15 round fate voi, l'Inter è ancora in corsa e fino all'ultimo secondo prova in tutti i modi a sferrare il colpo vincente. Al fischio finale l'Inter crolla, ma proprio come Rocky, dimostra al mondo intero di essere all'altezza.

Consapevolezze

Queste restano all'Inter, le consapevolezze di essere una squadra in grado di mettere in difficoltà chiunque. Certo niente a che vedere con la coppa dalle grandi orecchie, ma sicuramente una base solida su cui costruire il sol dell'avvenire. Bastoni , Dimarco , Barella e Lautaro sono il futuro di questa squadra, e aver disputato una finale simile non può che accrescere l'esperienza e le convinzioni di un gruppo che può ambire davvero a tanto. Il prossimo anno l'Inter dovrà puntare necessariamente alla seconda  stella in campionato. In Champions League i nerazzurri torneranno finalmente in seconda fascia per sperare in un girone più agevole e puntare nuovamente ad un percorso netto nella massima competizione europea. L'Inter tutta non deve cancellare Istanbul, ma ha il dovere di ripartire esattamente da lì, senza dimenticare che, in Rocky 2, dopo un anno esatto il pugile riesce a sconfiggere il campione aggiudicandosi il titolo di campione del mondo.

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