Trentacinque anni, Edin Džeko non è certamente un ragazzino, ha la sua età eppure all'Inter sta vivendo una seconda giovinezza, in queste sei giornate non ha saltato nemmeno una partita, mettendo a segno 5 goal e un assist, diventando uomo cardine nel gioco di Inzaghi, producendo gioco e adottando il ruolo di rifinitore in questa Inter, con le sue sponde e le sue giocate.

Eppure è uno degli uomini più criticati, inspiegabilmente. A Milano è arrivato un altro trentacinquenne, Giroud, sponda Milan, due goal a Cagliari e tanto tempo senza giocare, eppure, giustamente, non ci sono stati plebisciti ai danni dell'attaccante francese. Quando acquisti un calciatore di esperienza sai già a cosa vai incontro, e cioè a pause nel corso delle partite e un rendimento non al top nel corso dell'intera gara.

Tuttavia non si può mettere in discussione che in sei partite realizza cinque goal, è pura follia, possiamo discutere della pianificazione della stagione, e cioè del fatto che Dzeko non può giocare tutte le partite da titolare, ma non si possono discutere le qualità tecniche del bosniaco.

Il progetto tecnico di Inzaghi, prevede l'inserimento di Correa nei meccanismi offensivi, ma la pausa delle nazionali, e l'inaspettato infortunio al bacino contro il Bologna, hanno rallentato il percorso, e così Edin ha dovuto stringere i denti e tirare la carretta, con ottimi risultati tra l'altro.

Il problema vero non è Džeko o Dimarco che sbaglia il rigore, ma l'ossessione di avere sempre un giocatore a cui affidare colpe o responsabilità, essere sempre alla ricerca delle streghe e sentenziare indiscriminatamente. Inzaghi, grazie alle esperienze passate, sa bene come funziona il giochino, e per fortuna, difende a oltranza i suoi calciatori, specie il gigante bosniaco, che tanto ha voluto alla sua corte.


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