Brozović dopo la finale di Champions League
Brozović dopo la finale di Champions League

Gennaio 2015: l'Inter ha da poco ingaggiato Roberto Mancini come nuovo allenatore, in sostituzione dello sciagurato Mazzari e delle sue lamentele della pioggia contro il Verona. In Italia si è appena dimesso Giorgio Napolitano da presidente della Repubblica. Da lì a qualche tempo verrà eletto presidente Sergio Mattarella e La Banca Nazionale Svizzera abbandona il tetto sul valore del franco relativo all'euro, causando turbolenze sui mercati finanziari internazionali. Cristiano Ronaldo vince il suo quinto pallone d'oro e i tifosi interisti sono rassegnati all'ennesima stagione anonima, che infatti culminerà con un ottavo posto. 
 

È l'Inter disastrata di Erick Thohir dove nel mercato di gennaio mister Mancini chiede rinforzi, così la dirigenza spara i botti: arrivano Santon (un ritorno) ma, soprattutto, Shaqiri e Podolski accolti come salvatori della patria e acquisti top (Shaqiri in particolare). In sordina arriva anche un croato dalla Dinamo Zagabria, un centrocampista, uno dei tanti pensano i tifosi, uno di quei nomi strani dell'est che finiscono nel dimenticatoio. In quel momento inizia la storia in nerazzurro di Marcelo Brozović

Piena indolenza

Negli anni successivi le cose non cambiano, l'Inter è un disastro con continui cambi di allenatore, da De Boer a Pioli. Il 30 settembre 2016 i tifosi interisti sono letteralmente inferociti con Marcelo che, fuori rosa per comportamenti poco professionali, dopo la sconfitta dell'Inter in Europa League, ha pubblicato su Instagram alcune foto insieme alla fidanzata tra sorrisi, baci e smorfie. I tifosi non hanno ritenuto idonei gli scatti del giocatore croato e lo hanno ricoperto d'insulti chiedendo anche la sua cessione. I problemi comportamentali di Brozović sono iniziati dopo la sconfitta contro gli israeliani dell'Hapoel Beer Sheva. De Boer non lo convocò per quattro partite consecutive. 

La svolta Epic

Nella stagione successiva sulla panchina nerazzurra arriva Luciano Spalletti e l'Inter parte subito forte ma Brozo ancora non ingrana. Nella gara contro il Bologna a San Siro, vinta per 2-1 dalla Beneamata, il croato abbandona il campo. Ha disputato una partita pessima, quasi come se non avesse avuto voglia di giocare e il pubblico quando viene sostituito per Rafinha, lo fischia, ma lui se ne frega e applaude ironicamente i tifosi. Lì, doveva finire o quantomeno così si pensava la carriera di Brozo in nerazzurro, destinata ad essere una delle tante meteore di passaggio di quegli anni tribolati, ma così non fu. A gennaio la dirigenza, stufa delle indolenze del croato, lo mette sul mercato. Arriva il Siviglia che offre 26 milioni di euro. Tutto fatto, Marcelo è già virtualmente in Spagna. Ma Spalletti non si fida delle rassicurazioni su Pastore (che andrà infatti alla Roma) e blocca la cessione del giocatore con un colpo di teatro, Brozović così resta a Milano e a febbraio arriva la svolta. In una partita contro il Napoli, il profeta di Certaldo, lo piazza in cabina di regia, e la musica cambia completamente. Aumentano i chilometri percorsi e la qualità delle sue giocate, da esubero Marcelo diventa titolare.

Trofei e titolarità

Con l'arrivo di Antonio Conte Brozo diventa imprescindibile. La crisalide lascia il posto alla farfalla che spicca il volo nel centrocampo nerazzurro. La fascia da capitano, uno scudetto da assoluto protagonista e prima ancora una finale di Europa League. Dopo il biennio del comandante da Lecce arriva Inzaghi e Brozo aggiunge le coppe nazionali ed una finale di Champions alla sua storia nerazzurra. Emozioni e sensazioni che non si possono spiegare. Per i tifosi di 14 anni Marcelo rappresenta quel giocatore con cui sono cresciuti e che rappresenta l'Inter. Le freccette, il coccodrillo, lo splendido rapporto con Barella e tutti i loro siparietti, sono tratti distintivi di quello che negli ultimi anni è stato un tothem. Il direttore d'orchestra non dirigerà più l'orchestra a centrocampo.
 

Marcelo è giunto alla fine della sua avventura nerazzurra, con la follia che lo contraddistingue si appresta a lasciare quella che ormai è casa sua. Lui, l'uomo che ha trasformato i fischi in applausi, il protagonista della classica storia partita male ma che ha un lieto fine. Da indolente a Epica, Epic.

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