Massimo Moratti è per tutti gli appassionati di calcio, interisti e non, l’emblema del presidente tifoso. Fotografia di un calcio che non c’è più, nonostante non sia proprietario dell’Inter solo dal novembre 2013. 

Mecenate nerazzurro nell’epoca d’oro del calcio italiano, Massimo Moratti è stato al comando dell’Inter per quasi vent’anni: dal febbraio ’95 al novembre 2013. In quest’arco di tempo le coronarie dei tifosi interisti sono state messe a dura prova, tra incredibili sconfitte e meravigliosi trionfi.

Uomo di raffinata eleganza, signore nell’anima oltre che nei modi, Moratti si compra l’Inter nel febbraio 1995, facendo immediatamente sognare i tifosi nerazzurri, in un momento storico in cui si è appena chiuso lo straordinario ciclo del Milan di Sacchi prima e Capello poi, e sta per aprirsi quello della Juve di Lippi.

Il tifoso interista vede quindi in Moratti il salvatore della patria, affascinato ovviamente dagli scintillanti trionfi del padre Angelo, il “presidentissimo” che fece Grande l’Inter negli anni’60. La speranza condivisa era che con il ritorno della famiglia Moratti al timone, sarebbero immediatamente ricominciati i successi che avevano reso l’Inter la migliore squadra al mondo. Di tempo però ne servirà parecchio, anche perché Massimo, che negli anni ’60 era un ragazzo, si trova a fare i conti con un modo calcistico profondamente cambiato e con avversari che non fanno sconti. I primi anni della sua gestione sono quindi un continuo su e giù di emozioni, un’ infinita discesa sulle montagne russe, ma alla fine del giro i sorrisi scarseggiano. Allenatori e giocatori cambiano con disinvoltura e Moratti spende e spande per la sua, la nostra, Inter. Arrivano a vestire le maglia nerazzurra campioni di livello assoluto nella seconda metà degli anni novanta, da Paul Ince al Cholo Simeone e Roberto Carlos, fino a Ronaldo, Djorkaeff, Roby Baggio, Vieri, Recoba, Zamorano e molti altri, ma l’unica soddisfazione sarà la Coppa UEFA vinta nel ’98, grazie anche ad un eurogol di Javier Zanetti. Il “primo acquisto” del presidente accompagnerà l’Inter di Moratti per tutta la carriera, diventando parte della storia interista, nonché intimo amico dello stesso. L’acquisto più importante e amato, il fenomeno Ronaldo, verrà trattato come un figlio da Moratti, soprattutto nei momenti dei gravi infortuni del brasiliano. Il fenomeno ringrazierà accasandosi al Real Madrid e poi addirittura al Milan, pare proprio per un categorico rifiuto del presidente ad un ritorno del due volte pallone d’oro. 

Storica anche la sua passione per Recoba, croce e delizia del pubblico nerazzurro per un decennio, coccolato e protetto da Moratti in quanto:” Recoba è un giocatore speciale, non sai mai cosa aspettarti. Da un momento all’altro è capace di realizzare la cosa più bella che tu abbia mai visto”.

Dichiarazione perfettamente in linea con l’interismo fiero e un po’ maledetto della tradizione del club meneghino, in quel mare misto di poesia e masochismo in cui ogni interista che si rispetti sa navigare.  Se ricordiamo poi che il preferito di suo padre Angelo era un certo Mariolino Corso, capiamo che l’amore per il bello è di famiglia.

Negli anni 2000 sono poi arrivati i meritati trionfi, dopo le dolorosissime cadute del 5 maggio 2002 e della semifinale di Champions contro il Milan, persa senza perdere. Con l’arrivo di Roberto Mancini nel 2004 l’Inter torna a vincere e, con i fattacci di Calciopoli del 2006, si vede restituire anni di delusioni e duri sfottò che lo dipingevano come un ricco ed ingenuo sognatore, o addirittura come il fratello scemo della famiglia Moratti.  Massimo invece, che negli anni ha anche ricevuto giuste contestazioni per decisioni discutibili, ha fatto dello stile e dell’onestà uno dei marchi di questa società, già scolpiti nella storia con lo Scudetto del 1980 con i nerazzurri completamente estranei allo scandalo scommesse che travolse il calcio italiano. Post Calciopoli quindi, l’Inter di Moratti raccoglie non solo Coppe Italia, ma anche Scudetti e nel 2010 la tanto agognata Champions League, trovando in Josè Mourinho l’Herrera dei giorni nostri, il mago che rende tutto possibile. È la chiusura del cerchio. Massimo ha riportato l’Inter in cima al mondo con un mago tutto suo, in una linea lunga 45 anni che collega Buenos Aires a Setúbal e Milano. Massimo, da sempre costretto a fare i conti con l’ingombrante presenza del cognome che porta, è riuscito addirittura a superare il padre Angelo diventando il presidente più vincente della storia dell’Inter: 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe Italiane, 1 Champions League, 1 Mondiale per Club e 1 Coppa Uefa. 16 titoli scolpiti nel mito della squadra per cui, secondo i calcoli, avrebbe investito una cifra pari ad un miliardo di euro attuali. Per sognare e farci sognare, come solo suo papà Angelo aveva saputo fare. 

Auguri Presidente!  


💬 Commenti